Siamo stati sempre una frontiera: il quartiere Icària, prima di diventare Vila Olímpica

Donde ahora está el Port Olímpic, en febrero de 1986.

“Quando ci andava, lí uno suonava l’organetto, un altro suonava… la radio, o qualunque cosa; e c’era un signore che aveva un bar che si chiamava La Gloria, che suonava molto bene il violino, proprio bene bene. E questo signore prendeva [il violino] e era felice, sgrassava il violino, e eccolo lì seduto a suonare il violino e tutti ballavano” (p.42)

Com’erano i quartieri di Barcelona negli anni Ottanta? Noi che non abbiamo avuto la fortuna di conoscere Barcellona prima delle Olimpiadi del ’92, abbiamo poche possibilità di cogliere qualcosa di quella vita prima del turismo, di quella gloria prima della fama. Erano anni che cercavamo questo documento, e finalmente la nostra compagna Gabriela Navas Perrone l’ha trovato, niente meno che nell’archivio dell’Istituto Archeologico di Barcellona (sic!): lo studio “Historia y vida cotidiana, el barrio de Icària, futura Vila Olímpica”, un lavoro giovanile dell’antropologa Concha DONCEL, che nel 1988 per incarico della società Vila Olímpica 92 S.A. ha intervistato gli abitanti dell’ormai demolito quartiere di Icària, testimoniando l’esistenza di un paesaggio dolce e familiare in questa zona di città minacciata di demolizione già dai tempi del Plan de la Ribera (1965). Secondo la version ufficiale della storia, in questo tratto di costa tra il centro e Poblenou dove ora sorge la Vila Olìmpica, “non c’era nulla” a parte qualche fabbrica abbandonata; e invece “il nulla” è precisamente quello che c’è ora, che la vita è sparita per lasciare spazio al cemento ed al divertimento pianificato. “E’ cambiato quando hanno cominciato a demolire le baracche [del Somorrostro]. Noi che rimanemmo lì ci ritirammo un po’, faceva un po’ paura uscire in strada, non c’era più un bell’ambiente; forse c’entra anche che ci siamo comprati la televisione, o per qualche motivo stavamo tutti più dentro casa” (p.43).