Where is the new urban frontier?

24/07/2015 admin 0

Un congresso internazionale su Capitalismo globale e processi di rigenerazione urbana, in omaggio al grande geografo marxista Neil Smith che ci ha lasciato alcuni anni fa. Ma dove si tiene? Al MACBA, il museo di arte contemporanea costruito nel Raval all’inizio degli anni ’90. …

No Image

Avanti con le dicotomie!

11/07/2015 admin 0

Una nota su un dibattito recente nell’ambito della geografia radicale, che ha opposto l’anarchico Simon Springer e il marxista David Harvey. Ognuno difende la sua posizione: Simon sostiene che la geografia radicale dev’essere anarchica; David risponde che non è vero, che dev’essere (o può essere) marxista; Simon risponde che Harvey non ha capito nulla. Il dibattito è interessante, fino a un certo punto, e dimostra che per certe ipoteche del passato, neanche la PAH riuscirà mai ad ottenere la “dazione in pagamento”. Comunque, evidenzia che la geografia critica sta in un momento interessante, e che sullo studio dello spazio si riproducano oggi dibattiti che a suo tempo furono importanti. Che le sabbie mobili del presente contribuiscano a rendere possibile ciò che in altri tempi non si è riusciti a fare.

Approfittiamo per segnalare il Settimo Congresso Internazionale di Geografia Critica, che si terrà a Ramallah, Palestina, dal 25 al 30 di questo mese (Luglio 2015), con il titolo di “Precarious radicalism in shifting grounds: towards a politics of possibility”.

  • Simon Springer “Why a radical geography must be anarchist”, Dialogues in Human Geography, 2014, 4:249-270. (qui con iscrizione sennò su academia)
  • David Harvey “Listen Anarchist”, 2015 (sul suo blog)
  • Simon Springer “The limits to Marx: David Harvey and the condition of postfraternity” (su academia)
  • Katherine Gibson “Thinking around what a radical geography ‘must be'”, prossimamente in Dialogues in Human Geography (su communityeconomies)
  • Pagina dell’International Congress on Critical Geography (ICCG) di Ramallah!
No Image

Le periferie di Reclús

11/06/2012 admin 0
Secondo il geografo anarchico Elisée Reclús (1830-1905), le periferie delle grandi città non erano luoghi di esclusione in cui erano confinati coloro che non potevano permettersi di vivere in centro; erano invece proprio i margini, i suburbi, i luoghi ideali per creare forme di vita più vicine alla natura, senza perdere la relazione con il fermento della città (Reclús aveva partecipato alla Comune di Parigi), ma senza soffrire la densità estrema e malata della metropoli. Reclús passò l'ultima metà della sua vita adulta in periferia, rivendicando le ultime frange urbane come gli spazi che rompono la dicotomia tra natura e città - uno dei problemi centrali per i geografi e gli urbanisti della sua epoca, specialmente ecologisti ed anarchici (Patrick Geddes, Lewis Mumford y, en Catalunya, Cebrià de Montoliu).