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Le chiamano ancora baracche

09/02/2012 admin 0
La gentrification a Roma si estende in circoli concentrici intorno al buco nero del centro storico, attaccando quartieri che fino a poco tempo fa erano considerati periferie. A Tor Pignattara, il quartiere più densificato e poliglotta di Roma, gli speculatori dividono i palazzi in unità sempre più piccole, e minacciano le poche casette che rimangono: le continuano a chiamare "baracche" per legittimare la loro progressiva demolizione e sostituzione con nuovi palazzi. Criminalità organizzata e neofascismo si estendono su un territorio storicamente "rosso", mentre i politici approvano un "Piano casa" che non ha nulla di urbanistico, tranne la legalizzazione delle speculazioni edilizie. Però anche la resistenza comincia a riorganizzarsi.
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Istanbul, città senza limiti. Video “Ekümenopolis”

15/11/2011 admin 0
"A Istanbul abbiamo superato i limiti ecologici, abbiamo superato i limiti della popolazione, abbiamo superato i limiti economici. Se mi chiedi dove ci porterà tutto questo, ti rispondo citando Doğan Kuban: al caos" Mücella Yapıcı, architetto.

Sulukule: il primo quartiere gitano d’Europa

20/07/2011 admin 0
Qui si stabilirono i primi Rom che arrivarono a Istanbul intorno all'anno 1000, quando la città si chiamava Costantinopoli. Dopo mille anni di convivenza, il quartiere di Sulukule è stato la prima vittima della gentrification feroce con cui si sta insieme globalizzando e turchizzando la città.
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Due nuovi libri su Barcellona

02/05/2011 admin 0
Sono usciti di recente due libri di Chiara Ingrosso sulla storia urbana e architettonica di Barcellona. Il primo analizza le trasformazioni della città, dal franchismo fino ai progetti per il futuro; il secondo è un percorso attraverso quattro quartieri, la Barceloneta, il Poblenou, La Mina e Bon Pastor. Illustrati dalle fotografie di Mario Spada e scritti di fatto in continuità, i due volumi mostrano un’immagine dela capitale catalana ben diversa dal modello urbano che da anni incarna in Europa e nel mondo, evidenziandone i numerosi lati oscuri.
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Roma forestiera (gli usi della diversità)

23/04/2011 admin 0
Se per ragioni urbanistiche e speculative ci sono quartieri della città in cui si concentrano più stranieri (zoning), ovviamente nelle scuole di queste zone ci saranno più bambini/e nati da stranieri. È il caso del quartiere di Torpignattara, nella periferia est di Roma, dove una scuola elementare è da anni al centro di dibattiti pubblici in cui prevalgono parole come "ghetto", "emergenza", "allarme", "banlieue". Mentre i politici (di destra e di sinistra) dicono di essere preoccupati per l'"italianità" della scuola, le sue maestre stanno portando avanti un lavoro degno della migliore tradizione pedagogica italiana, usando la diversità come una risorsa per far fronte ai tagli e alla decadenza delle scuole pubbliche. Fino a quando li chiameranno stranieri? Roma sta cambiando, e mentre alcuni usano questa trasformazione per stimolare la guerra tra poveri, altri hanno capito il suo potenziale per superare il ristagno culturale e politico della cosiddetta "società italiana".
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Ancora sul centro di Barcellona: Melodia del Raval, di M. Vázquez Montalbán

09/01/2011 admin 0
"Qui siamo nati tutti in quartieri che vi avanzavano, circondati di cose che vi avanzavano, aspettando di crescere, invecchiare, o meglio, di decostruirci, per poter meglio ricevere i vostri sociologi, i vostri psicologi sociali, il sostituto sindaco, l'assessore peggio vestito, i figli dei quartieri ricchi che vengono a darci l'esempio di come con talento e fatica possiamo riuscire a uscire dai quartieri che vi avanzano; cioè, ci date la scienza sociale che vi avanza, la psicologia che vi avanza, il sindaco che vi avanza, lo sguardo di solidarietà che vi avanza e la paura che vi avanza, perché a volte pensate che sareste potuti essere voi gli avanzi e per questo scendete qui a vederci interpretare il ruolo delle classi sussidiate, ormai inutili anche per la produzione perché la robotica ci ha sostituito e perché la nostra condizione di quartieri avanzati non può competere con gli avanzi di altre latitudini ancora più impoverite.
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Memoria storica e falsificazioni nel centro storico di Barcellona

29/12/2010 admin 0
Per capire la profonda trasformazione urbanistica e sociale che ha investito il Barrio Chino di Barcelona, centro storico della città (che ora, dopo la gentrification e gli sventramenti, va chiamato "Raval"), si porta sempre l'attenzione sul sottoproletariato che vive e traffica nel quartiere: "gente della malavita e del malcostume" (1943). Sarebbe invece molto più propizio rivolgere lo sguardo ad altri traffici, di ben altra portata e ben più occulti di quelli della malavita del Barrio Chino. La borghesia catalana ha cercato di trasformare e demolire il centro di Barcellona da oltre un secolo: il progetto dovette attendere durante la guerra e la dittatura, ma con gli anni '80 si recuperò il vecchio sogno di dominio. "Queste 200 famiglie che erano al potere da 150 anni, avevano comprato i palazzi del centro, per far soldi a palate con la demolizione e ricostruzione di questi quartieri". Leggere l'articolo inedito di Adolf Castaños, La memoria e la sua falsificazione (2010) in PDF(Italiano) (originale Spagnolo).
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Ricette per combattere la povertà a Buenos Aires

14/12/2010 admin 0
Il 8/12/2010 la Polizia Federale e la Polizia Metropolitana di Buenos Aires hanno attaccato insieme le 200 famiglie stanziate nel Parque Iberoamericano come se fossero un esercito nemico, causando due morti e vari feriti. Durante i giorni successivi il governo locale e i mass media hanno istigato la xenofobia, descrivendo il parco abbandonato come se fosse stato "occupato" da boliviani e paraguaiani legati al narcotraffico: alcuni gruppi razzisti dei quartieri vicini, insieme ad ultras violenti - patotas de barrabravas, al soldo del governo municipale - hanno continuato il lavoro, uccidendo altri due abitanti.
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Il sogno degli architetti

03/12/2010 admin 0
"Secondigliano, Miano, Piscinola, tutti i quartieri della periferia settentrionale, ma soprattutto Scampìa, il più giovane e il più maledetto quartiere di Napoli, sono ormai disseminati di simboli negativi, emblema di qualcosa di oscuro e inestirpabile, che per estensione si applica alle decine di migliaia di persone che in periferia continuano a condurre una vita normale". (Rossomando, 2007). Per "Le Vele" di Scampìa, enormi edifici nati come progetto architettonico innovativo negli anni '70, e ora diventati zona "off-limits" per eccellenza, si cerca di nuovo una soluzione architettonica: demolire o preservare? L'utopia è quella della "tabula rasa", cioè di risolvere i problemi sociali demolendo e ricominciando da capo, o svuotando e trasformando in monumento. "La complessità della realtà dei luoghi si riduce miserevolmente al dibattito pubblico tra demolizione e patrimonializzazione, a due facili e spettacolari soluzioni, che in entrambi casi prevedono sempre un attacco alla storia delle comunità che ci abitano" (Nocera 2010). Di ben altre utopie si nutre la moltitudine di persone che, quotidianamente e da decenni, lottano a fianco dei gitani del campo nomadi, degli abitanti delle Vele, delle famiglie distrutte dalle tragedie del "malcomune". Anche di loro si farà "tabula rasa"?
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Le baracche di Poblenou

11/11/2010 admin 0
"Sgomberato l'ultimo campo zingaro di Poblenou" hanno annunciato i giornali di Barcellona il 6 ottobre. A informarsi meglio, la notizia è che non c'è stato nessuno sgombero, nell'accampamento c'erano troppi bambini. Quando la stampa tira fuori il tema degli zingari (rumeni, portoghesi o galleghi) che vivono nei terreni in transizione del grosso quartiere industriale di Poblenou, è sempre per annunciarne l'imminente scomparsa, come se si trattasse di un folkloristico residuo del passato. Sembrava fossero "gli ultimi campi" anche quelli sgomberati in calle Agricultura nel 2004, o nella fabbrica Oliva Artés nel 2003. Per definire i campi si usa la parola "barraques", storicamente connotata: la lotta contro il "barraquismo" è stata una delle conquiste dei comitati di quartiere di Barcellona negli anni 70 e 80. Per questo, le notizie sulle nuove baracche che sorgono accanto ai grattacieli del "distretto tecnologico 22@", più che a un rinascimento del "barraquismo", ci fa pensare a un rinascimento dell'uso del "barraquismo", per giustificare la semplificazione dei conflitti e contrasti che sorgono intorno ad un processo di così largo respiro come la riqualificazione urbanistica dell'antico quartiere industriale di Poblenou. Se gli zingari e le loro "baracche" sono il passato, e i grattacieli il futuro, ogni sgombero può presentarsi come un dovere verso la storia. E le politiche sociali, un residuo del passato.
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La Colonia Castells e la “sindrome da trasformazione urbanistica”

29/10/2010 admin 0
-Che tristezza! Sono riusciti a ottenere quello che volevano: un quartiere morto e senza vita. E io? Io sí che nell'appartamento ci muoio! Sul balcone non so che fare, leggo il giornale... per questo vengo qui, a vedere se trovo qualcuno per strada, per chiacchierare un po', come ho sempre fatto... A noi ci piace stare in strada...(un'abitante della "Colonia Castells") Barcelona si trasforma: da una città "con le minuscole", di case basse e al piano terra, sta diventando una città "con le Maiuscole": edifici di costruzione intensiva, standardizzazione verticale e grandi viali commerciali. Nella Colonia Castells, piccolo quartiere "residuale" di casette ad un piano, proprio dietro uno delle arterie economicamente più importanti di Barcellona (la Diagonal), decenni di piani e progetti hanno trasformato un antico quartiere operaio degli anni 20 in uno spazio in transizione, in costante attesa di demolizione: un braccio della morte urbanistico e sociale. Gli abitanti dei "buchi neri" come questo interiorizzano l'incertezza e precarietà in cui sono confinati, fino a presentare sintomi di una "sindrome da trasformazione urbanistica", individuale e collettiva, che rompe i vincoli comunitari e potenzia individualismo e sfiducia generalizzata. Il quartiere si trasforma cosí in uno spazio triste e inospitale, e gli stessi abitanti che lo hanno amato sono obbligati a volerlo abbandonare.
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Il ventre di Parigi

24/10/2010 admin 0
In Non toccare la donna bianca di Marco Ferreri (1974) gli indiani sono gli abitanti sfrattati dal centro di Parigi e i cowboy i sicari degli speculatori immobiliari che vogliono sterminarli. Il canyon è l'enorme buco lasciato dopo la demolizione dei padiglioni Baltard, il 6 settembre 1971. Cosí come l'apertura dei boulevard del barone Haussman alla fine del secolo XIX era stata una risposta urbanistica alla Comune del 1870, cosí la demolizione del “ventre de Paris” e la sua trasformazione in un centro commerciale e culturale, in parte, rispose alla necessità di punire la città dopo il maggio del '68. Lo spazio vuoto della Chatelet-Les Halles oggi rende ancora più evidente la marginazione dei giovani che vi arrivano dalle banlieues col treno RER (vedi il film L'odio di M.Kassovitz [1][2]). Tutto questo già era stato previsto dai critici delle demolizioni degli anni '70. Il più grande è il giornalista André Fermigier, i cui articoli sono raccolti in La bataille de Paris. De Les Halles à la Pyramide, chroniques d’urbanisme: “Volete fare della Parigi dell'anno 2000 una città in cui i giovani non avranno i mezzi per vivere?” (1971). O Michel Ragon in Les erreurs monumentales: “La Parigi del futuro sarà composta di una corona di città satellite intorno ad un centro moribondo trasformato in città-museo, come Venezia?”. Il Comune di Parigi già sta preparando un nuovo enorme progetto di trasformazione urbanistica della zona.
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“Passatge Cusidó: un adèu” (Addio al passatge Cusidó)

11/10/2010 admin 0
…i sabati uscivamo, e le mie due figlie rimanevano con la vicina, la signora Maria, e non volevano venire con noi. [...] Aunche se andavamo al cinema o al Mcdonald’s, niente! loro preferivano rimanere qui nel vicolo“. Questo corto documentario di Jordi Secall, Manel Muntaner, Yolanda Bermúdez e Chema Alonso (2004) descrive la demolizione del piccolo “Passatge Cusidó”, un vicolo che dava proprio sulla Diagonal di Barcellona. L'impresa immobiliare “Espais” (recentement accusata di corruzione nel Caso Pretòria) si è beneficiata dell'esproprio degli abitanti di questo vicolo eseguito dal Comune di Barcellona nell'ambito del progetto “22@” di rinnovamento urbano del quartiere di Poblenou. Altre informazioni in questo inizio di ricerca elaborato nel 2006 dal nostro gruppo di studio.

Istanbul: vivere nell’esclusione (volontaria e involontaria)

19/09/2010 admin 0
Tra il 2005 e il 2010 ci sono stati oltre 1 milione di sfratti a Istanbul. Gli abitanti degli antichi 'gecekondu' (quasi sempre kurdi, armeni, rom o turchi di classe bassa) sono deportati in grandi complessi di case popolari in periferia, e soggetti a processi di "civilizzazione" normalizzazione.
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Napoli, Forum delle culture 2013

15/08/2010 admin 0
"La prima edizione del Forum si è tenuta nel 2004 a Barcellona, con esiti fallimentari: il pomposo programma di manifestazioni culturali è servito sostanzialmente da paravento per realizzare una grande manovra speculativa sul quartiere popolare del Poble Nou ed il litorale cittadino. Analogamente, a Napoli il Forum 2013 costituisce il cavallo di troia che permetterà una feroce valorizzazione turistico-immobiliare del centro storico e dell’area di Bagnoli, favorendo l’espulsione in periferia dei ceti popolari e la cementificazione del litorale di Coroglio".