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Taksim halkindir- Taksim è del popolo!

05/06/2013 admin 0

Quando stamattina faccio un salto al parco, trovo Taksim già straripante di gente in febbrile attività, fra bandiere di partiti della sinistra extraparlamentare, di gruppi della società civile, dalle femministe alle realtà LGBT, dai curdi agli anarchici, dai musulmani anticapitalisti ai marxisti…Un commento dalla nostra corrispondente a Istanbul:
[audio: http://periferiesurbanes.org/wp-content/uploads/2013/06/CavBella.mp3|titles=Cav Bella|artists=Grup Yorum]…

Terreni vaghi: Eyal Weizman sull’urbanismo militarizzato

03/05/2013 admin 0
Il conflitto territoriale in Palestina ha riformulato il principio secondo il quale un territorio, per essere governato, ha bisogno di essere costantemente rimodellato. Questo principio non riguarda solo la ricerca di una forma coloniale stabile, permanente, 'governabile', ma soprattutto la natura stessa del processo di colonizzazione, che si svolge attraverso la costante trasformazione dello spazio. Imprevedibilità e apparente anarchia sono parte di questa violenta logica del disordine.
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In occasione dell’elezione di un nuovo papa…

13/03/2013 admin 0

Il discorso de la grande Manuela Trasobares [altro su di lei] durante la protesta contro la visita di Joseph Ratzinger a Barcellona, il 7 novembre del 2010, in un video fatto dal nostro amico Jordi Secall [sul suo blog]: la “mama” ci dà la linea sulla chiesa, lo stato, la storia… ricordandoci di quando, a Barcellona, su tutte queste cose avevamo le idee molto più chiare. [video originale sul blog di jordi secall :: versione ridotta su youtube, sottotitolata in SPAGNOLO, ITALIANO e INGLESE!]

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Per un glossario delle retoriche urbane

16/09/2012 admin 0
Nell'ultimo numero della rivista Lo Squaderno si analizzano una serie di termini chiave delle nuove retoriche urbane: articolazioni della "nuova vulgata planetaria" (neoliberal newspeak) su cui ci misero in guardia oltre 10 anni fa Loïc Wacquant e Pierre Bourdieu. Espressioni come "città vibrante", "beni comuni", "creatività", "mixité", "integrazione", e ovviamente "partecipazione cittadina", ricorrono nel lessico delle politiche urbane e servono a giustificare decisioni che contraddicono i significati originali delle parole che le compongono (come già sostenemmo nel lavoro A Barcelona la participación canta). Una serie di studiosi interni ed esterni alle accademie riflettono su queste costruzioni retoriche, con esempi da Napoli, Boston, Istanbul, Amsterdam, Vancouver, e, come no, Barcellona. Il numero è illustrato con il reportage di Rosario Kuri Barcelona bordes irregulares che abbiamo segnalato in un precedente post. Scarica Lo Squaderno n.25 da qui (italiano - inglese).
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“Ri-cordo” di Can Ricart: farlo passare di nuovo per il cuore

01/09/2012 admin 0
Dodici anni dopo l'approvazione del piano "22@", due notizie ci illustrano l'impatto di lunga durata della delocalizzazione delle fabbriche e della riqualificazione urbanistica del quartiere di Poblenou. La Cerería Mas di Can Ricart ha chiuso a marzo, esattamente cinque anni dopo lo sgombero del recinto e il trasloco forzato; ad aprile, quattro persone sono morte nell'incendio di una baracca adiacente al nuovo Parc Central di Jean Nouvel [vedi questo link]. Le parole di Jaume Pagès, ex direttore amministrativo della Cereria, ci riportano indietro le sensazioni di questa antica battaglia che abbiamo perso, ma che non abbiamo dimenticato. lo sfratto "insomma, in primo luogo ti senti scacciato, non voluto, violentato. si rompe all'improvviso quell'universo ripetitivo ed invariabile, e senza avvisare, tutto trema, niente sembra reale. anche i cambi nel quartiere, le demolizioni, non hanno nessuna connotazione positiva, risultano solo minacciose, tristi. spostare un'azienda è complicato. cioè, dovrebbe esserlo, perché un'impresa, prima di tutto, la formano delle persone. questo vuol dire che - di colpo - si sfalda tutta la cosmogonia di tutti i suoi membri...
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Parole di donne dalla rivoluzione egiziana

27/04/2012 admin 0
I primi episodi di Words of Women from the Egyptian Revolution sono online. L'équipe indipendente di Leil-Zahra MORTADA sta pubblicando questa serie di video di cui abbiamo già linkato i trailer in un post anteriore. [caption id="attachment_3505" align="alignleft" width="120" caption="Rasha Azab"][/caption] Episodio 1: Rasha Azab. Giornalista di 29 anni; aveva partecipato ai movimenti politici dal 2000. In occidente, spiega, hanno diffuso un'immagine degli attivisti egiziani inoffensivi e non violenti, per calmare le proteste. "Nessuna rivoluzione si fa con Twitter o Facebook: la rivoluzione si fa quando le persone escono in strada, resistono, muoiono, sacrificano cose importanti".
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Baraka men sakate: basta silenzio!

17/12/2011 admin 0
"Questo popolo, che soffre in silenzio e striscia per le strade, ne ha abbastanza di girare a vuoto; / e LUI cosa fa? riunisce il suo consiglio per accomodare la costituzione! c'è da diventare matti! Vogliono che prendiamo le armi, per strappare i nostri diritti? Sono io che devo scegliere chi voglio sacralizzare! / E se ci vuoi capire, vieni a vivere con noi: dio, patria, LIBERTÀ!". Anche solo quest'ultima frase avrebbe potuto significare l'arresto per Mouade Boulghade (24 anni), rapper marocchino del quartiere Al-Wifaq di Casablanca conosciuto come "Lhaqed" (L7a9ed), l'indignato, in prigione da settembre. Ha modificato l'ultima frase dell'inno nazionale, sostituendo "libertà" a "il re": un attacco simbolico che per il Makhzen - il sistema di potere assoluto che da quattro secoli regna sul Marocco - è più intollerabile di tutte le manifestazioni del Movimento 20 febbraio.
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Istanbul, città senza limiti. Video “Ekümenopolis”

15/11/2011 admin 0
"A Istanbul abbiamo superato i limiti ecologici, abbiamo superato i limiti della popolazione, abbiamo superato i limiti economici. Se mi chiedi dove ci porterà tutto questo, ti rispondo citando Doğan Kuban: al caos" Mücella Yapıcı, architetto.
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Herstory of the revolution: donne ribelli in Egitto

11/08/2011 admin 0
"Permettere a mia figlia di dormire a piazza Tahrir, ovviamente, è stata una decisione rivoluzionaria. È l'effetto della rivoluzione sul nostro modo di vedere e fare le cose". Hanan Sadek, 52 anni, lavora in una compagnia petrolifera "Non dimenticherò mai quel soldato. Non mi guardava, cercava espressamente di non incrociare il mio sguardo, e piangeva. All'improvviso, cominciarono a sparare tutti insieme" Sanaa Seif, 17 anni, studente "Vivevamo con gli occhi chiusi. Non vedevamo quello che avevamo davanti agli occhi" Mona Hussein, 50 anni, casalinga Ogni settimana, l'equip indipendente di Leil-Zahra MORTADA mette su "Words of Women from the Egyptian Revolution" un piccolo video con la voce di una donna: la rivoluzione egiziana non si può raccontare solo come la classica storia virile (history) di eroi e martiri. Herstory è la versione che anche i fanatici della rivoluzione preferiscono evitare: perché l'esistenza di donne arabe ribelli, è una contraddizione troppo grande per la versione standard della storia.

Sulukule: il primo quartiere gitano d’Europa

20/07/2011 admin 0
Qui si stabilirono i primi Rom che arrivarono a Istanbul intorno all'anno 1000, quando la città si chiamava Costantinopoli. Dopo mille anni di convivenza, il quartiere di Sulukule è stato la prima vittima della gentrification feroce con cui si sta insieme globalizzando e turchizzando la città.
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La montagna dimenticata: geopolitica quotidiana a Sarajevo

29/03/2011 admin 0
Lo sai quando è stata l’ultima volta che sono salito sul Trebević? Febbraio ’92. Prima ci andavo tutti i fine settimana con mio padre. Non ci sono più tornato. Da lì sono cadute sul tetto della mia casa 22 granate. Adesso lo vedo tutti i giorni dalla mia finestra e vorrei solo che sparisse". Bojan, sarajevese di 30 anni.
Ormai gli abitanti di Sarajevo (Bosnia-Erzegovina) non salgono più sul monte Trebević, anche se la guerra è finita 15 anni fa. I ristoranti panoramici sono distrutti, la teleferica che collegava la montagna con la città non funziona più, e soprattutto ci sono zone dove potrebbero ancora esserci mine. Ma non è per mancanza di fondi che le autorità federali mantengono il Trebević in questo stato di "terra di nessuno": la città divisa conviene a entrambi i nazionalismi, e una barriera invisibile che separi "noi" da "loro" indebolisce (mina!) il progetto di convivenza postbellico e il sogno di una città di nuovo universale.
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Articoli sulle rivolte nel Maghreb

30/01/2011 admin 0
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Ancora sul centro di Barcellona: Melodia del Raval, di M. Vázquez Montalbán

09/01/2011 admin 0
"Qui siamo nati tutti in quartieri che vi avanzavano, circondati di cose che vi avanzavano, aspettando di crescere, invecchiare, o meglio, di decostruirci, per poter meglio ricevere i vostri sociologi, i vostri psicologi sociali, il sostituto sindaco, l'assessore peggio vestito, i figli dei quartieri ricchi che vengono a darci l'esempio di come con talento e fatica possiamo riuscire a uscire dai quartieri che vi avanzano; cioè, ci date la scienza sociale che vi avanza, la psicologia che vi avanza, il sindaco che vi avanza, lo sguardo di solidarietà che vi avanza e la paura che vi avanza, perché a volte pensate che sareste potuti essere voi gli avanzi e per questo scendete qui a vederci interpretare il ruolo delle classi sussidiate, ormai inutili anche per la produzione perché la robotica ci ha sostituito e perché la nostra condizione di quartieri avanzati non può competere con gli avanzi di altre latitudini ancora più impoverite.
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Memoria storica e falsificazioni nel centro storico di Barcellona

29/12/2010 admin 0
Per capire la profonda trasformazione urbanistica e sociale che ha investito il Barrio Chino di Barcelona, centro storico della città (che ora, dopo la gentrification e gli sventramenti, va chiamato "Raval"), si porta sempre l'attenzione sul sottoproletariato che vive e traffica nel quartiere: "gente della malavita e del malcostume" (1943). Sarebbe invece molto più propizio rivolgere lo sguardo ad altri traffici, di ben altra portata e ben più occulti di quelli della malavita del Barrio Chino. La borghesia catalana ha cercato di trasformare e demolire il centro di Barcellona da oltre un secolo: il progetto dovette attendere durante la guerra e la dittatura, ma con gli anni '80 si recuperò il vecchio sogno di dominio. "Queste 200 famiglie che erano al potere da 150 anni, avevano comprato i palazzi del centro, per far soldi a palate con la demolizione e ricostruzione di questi quartieri". Leggere l'articolo inedito di Adolf Castaños, La memoria e la sua falsificazione (2010) in PDF(Italiano) (originale Spagnolo).
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Ricette per combattere la povertà a Buenos Aires

14/12/2010 admin 0
Il 8/12/2010 la Polizia Federale e la Polizia Metropolitana di Buenos Aires hanno attaccato insieme le 200 famiglie stanziate nel Parque Iberoamericano come se fossero un esercito nemico, causando due morti e vari feriti. Durante i giorni successivi il governo locale e i mass media hanno istigato la xenofobia, descrivendo il parco abbandonato come se fosse stato "occupato" da boliviani e paraguaiani legati al narcotraffico: alcuni gruppi razzisti dei quartieri vicini, insieme ad ultras violenti - patotas de barrabravas, al soldo del governo municipale - hanno continuato il lavoro, uccidendo altri due abitanti.