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“Those who can’t leave”: resistenza urbana a Seul

27/09/2010 admin 0

Questo video racconta la lotta della popolazione del quartiere di Yongsan (Seul)
contro gli sgomberi previsti dal progetto di “rinnovamento urbano” della zona, intrapreso dal 2008 dall’amministrazione della città sudcoreana. Un’occupazione di protesta di un edificio in costruzione è finito con la morte di cinque attiviste. “In South Korea, a country infested by excavators, this could happen to any tenant” (In Sud Corea, paese infestato dalle scavatrici, questo può succedere a qualunque affittuario). [Video completo in archive.org] A Novembre, a Seul è prevista la celebrazione del vertice G20.

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Antropologia in azione

22/09/2010 admin 0

Una serie de link e articoli per riflettere sulle modalità che assume l’antropologia quando si propone di entrare in azione, cioè di uscire da un'(impossibile) osservazione “pura” ed intervenire esplicitamente sul campo di studio. Negli anni settanta in Italia si parlava di “ricerca-intervento“, che traduceva l’espressione inglese “action research”. Varie esperienze di quell’epoca hanno avuto una continuità fino ad oggi, come ad esempio l’“inchiesta operaia” (in spagnolo tradotta come encuesta obrera) autogestita e portata avanti da attivisti o dagli stessi protagonisti dei conflitti sociali. Mentre il campo dell’“antropologia aplicada” (applied anthropology) è stato colonizzato dalle ONG e dai progetti di sviluppo, spesso controllati e finanziati dai governi, dentro i movimenti sono stati elaborati altri modi di produzione del sapere. A Barcellona nel 2004 c’è stato un incontro (all’Ateneu de Nou Barris) dal titolo “Investigazione“, dal quale è uscito il libro collettivo Recerca activista i moviments socials (El Viejo Topo, 2005). Tra gli altri, vi aveva collaborato l’antropologo Jeff Juris. In USA nell’ambito accademico si sta discutendo molto su quella che viene chiamata “public anthropology” (si veda l’articolo di Robert Borofsky e la sezione Public Anthropology Review della rivista American Anthropologist). Anche interessante è la prospettiva della “collaborative anthropology“, (vedere l’articolo di Joanne Rappaport) che si propone la rottura della produzione individuale di sapere dell’etnografo; anche se pare che negli ultimi anni questa prospettiva si è concentrata fondamentalmente sulla lettura e scrittura di blogs… Per tornare al punto: due libri su antropologia e anarchismo,

Istanbul: vivere nell’esclusione (volontaria e involontaria)

19/09/2010 admin 0
Tra il 2005 e il 2010 ci sono stati oltre 1 milione di sfratti a Istanbul. Gli abitanti degli antichi 'gecekondu' (quasi sempre kurdi, armeni, rom o turchi di classe bassa) sono deportati in grandi complessi di case popolari in periferia, e soggetti a processi di "civilizzazione" normalizzazione.
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La città orizzontale: i quartieri di “Cases Barates” a Barcellona

13/09/2010 admin 0
Dal 2008 il nostro gruppo di ricerca sta lavorando sul quartiere di Casas Baratas de Bon Pastor, nella periferia nord di Barcellona. È un barrio particolare: oltre 600 "case minime" ad un piano, ognuna dipinta di un colore diverso, circondate da fabbriche e magazzini, sulla riva del fiume Besós. Costruite nel 1929 in aperta campagna, per alloggiare operai migranti (“mursiani e della FAI”, venivano chiamati all'epoca), oggi è uno spazio urbano più simile ad un paese che a un quartiere di una metropoli occidentale. Un progetto del Comune di Barcellona, propietario di tutte le case, prevede la “remodelaciòn” della zona, attraverso la demolizione integrale di tutte le case: le prime 145 sono state abbattute nel 2007, poco prima di cominciare le nostre ricerche sul quartiere. Gli abitanti del quartiere soffrono di una serie di “patologie sociali” che accompagnano la demolizione fisica delle case: le reti sociali (vicini, parenti...) stanno soffrendo le conseguenze della trasformazione urbanistica, e il paesaggio umano del quartiere si sta trasformando forse anche più velocemente del paesaggio urbano.