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Il protettore di Phnom Penh

21/09/2013 admin 0

Questa è la statua di “Nak Ta Ma Chas Day”, spirito protettore della città di Phnom Penh. Teoricamente è il proprietario delle sue terre, anche se nessuno gli offre mai un incenso, né una preghiera. Sarà per questo che, a quanto pare, ultimamente non stia facendo un gran lavoro. Edifici sproporzionati sorgono casualmente e all’improvviso; la famiglia Sokha, una delle più potenti del paese, costruisce quando e dove vuole; e la polizia, ogni tanto, ancora uccide i dissidenti. Per non parlare della gestione della memoria del genocidio: solo di recente, oltre 30 anni dopo, le istituzioni locali ed internazionali stanno faticosamente riconoscendo il lavoro straordinario svolto dai guaritori tradizionali, nel trasformare i milioni di fantasmi che aleggiano su tutta la Cambogia in “antenati” delle comunità, e protettori delle sue terre.

  • Due articoli MOLTO INTERESSANTI sulla gestione della memoria: Maurice EISENBRUCH (2006), “The uses and abuses of culture: Cultural competence in post-mass crime peacebuilding in Cambodia” [PDF] :: Anne Yvonne GUILLOU (2012), “An alternative memory of the Khmer rouge genocide: the dead of the mass graves and the land guardian spirits” [PDF] :: e anche la web di M. Eisenbruch
  • Qualche testo sulla città: Sylvia NAM (2011) “Phnom Penh: From the Politics of Ruin to the Possibilities of Return” [link] :: Thomas KOLNBERGER (2012) “Between Mobility and Immobility: Traffic and Public Space in Phnom Penh” (nice photos) [link] :: AbdouMaliq SIMONE (2008) “The Politics of the Possible: Making Urban Life in Phnom Penh”, [link]
  • Un video, ormai un classico: “We Want (u) To Know(2011) di Ella PUGLIESE [il facebook è più aggiornato] – è il risultato di un progetto di videoantropologia partecipativa attraverso la memoria oscura della Cambogia post-traumatica; ha ricevuto il Community Cinema Award nell’ottobre 2013 al festival internazionale di Yamagata!
  • Khan Saret, Tanja Schunert, “Exploring the Utilization of Buddhist Practices in Counseling for Two Different Groups of Service Providers (Monks and Psychologists) in Cambodia” [PDF], articolo al quale ha collaborato la nostra amica Judith STRASSER, tra le organizzatrici del congresso “Mental Health of Khmer Rouge Survivors and Their Descendants” (2010)
  • Fabienne LUGO (2002) Between a Tiger and a Crocodile: Management of Local Conflicts in Cambodia, an anthropological approach to traditional and new practices, UNESCO [PDF]
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Congresso a Bologna: le dimensioni soggettive della vulnerabilità

01/09/2013 admin 0

Il 5 ottobre a Bologna si riunirà per la seconda volta, dopo l’incontro di fondazione a Parigi, la Rete di Valutazione delle dimensioni soggettive della vulnerabilità (REDISUV) Cile-Europa. Le reiterate catastrofi naturali in Cile hanno fatto presente il bisogno di studiare più sistematicamente le soggettività delle persone coinvolte, sempre prodotto di delle condizioni sociali, economiche e politiche particolari. Il programma del congresso prevede interventi centrati sui disastri naturali, ma anche uno sguardo alla vulnerabilità “urbana” prodotto delle politiche neoliberali come quelle che il nostro gruppo ha studiato a Barcellona.

  • Bologna, giovedì 5 settembre 10-18: “Vite invisibili: dimensioni soggettive della vulnerabilità sociale, programma in PDF.
  • Davide Olori (2013) “Riprendersi il centro per opporsi alle espulsioni: il caso degli Immobili Recuperati Autogestiti a Santiago del Cile” [PDF]. “L’urgenza delle occupazioni post-terremoto ha fatto sì che il processo aggregasse organizzazioni informali (vicinato, parentela, lavorative) con alcune formali (politiche, partitiche) generando dinamiche di frattura e ricomposizione tra interessi, gerarchie e relazioni…”
  • Fabio Carnelli ha studiato etnograficamente le conseguenze del terremoto de L’Aquila alcuni anni dopo: la soluzione “militarizzata” non ha fatto altro che riacutizzare il trauma, ed aumentare la vulnerabilità della popolazione. Si veda Sismografie sulla web di Il lavoro culturale. E anche quest’articolo di Rita Ciccaglione, un anno dopo il sisma in Emilia Romagna.
  • Caterina Borelli ha appena pubblicato su academia.edu la sua Tesi su Sarajevo: “La ciudad post-traumática” (vedi anche questo post)
  • Stefano Portelli (2013), “Spatial reordering and social pathology in the periphery of Barcelona: the social impact of urban transformation”, intervento al XXI congresso dell’International Social Theory Consortium, Copenhagen, 26-27 giugno [Prossimamente!]