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In occasione dell’elezione di un nuovo papa…

13/03/2013 admin 0

Il discorso de la grande Manuela Trasobares [altro su di lei] durante la protesta contro la visita di Joseph Ratzinger a Barcellona, il 7 novembre del 2010, in un video fatto dal nostro amico Jordi Secall [sul suo blog]: la “mama” ci dà la linea sulla chiesa, lo stato, la storia… ricordandoci di quando, a Barcellona, su tutte queste cose avevamo le idee molto più chiare. [video originale sul blog di jordi secall :: versione ridotta su youtube, sottotitolata in SPAGNOLO, ITALIANO e INGLESE!]

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“Gentrificatour” fotografico critico nel quartiere di Malasaña, Madrid

01/03/2013 admin 0

Il 9 febbraio scorso il collettivo di madrid Todo por la praxis (TXP) ha organizzato la prima delle sue passegiate fotografiche critiche sul processo di gentrification che si sta verificando nel centro di Madrid, e più precisamente nei quartieri emblematici di Malasaña e Chueca. Un gruppo di commercianti e agenzie immobiliarie, avidi di nuovi investimenti in un’epoca di tagli e contrazione economica, hanno messo in marcia una dinamica di “gentrification programmata” appoggiata dal Comune, che li ha portati a ribattezzare la zona “Triangolo Ballesta” (TriBall). Ne è venuta fuori una nuova marca Triball, che si ispira a zone commerciali di New Yark come Soho o Tribeca, e che tende a sostituire e sopprimere l’identità di questa zona popolare del centro. “Il Gentrificatour intende generare un archivio o un banco d’immagini dei cartelli, insegne, segnali al neon, legati alle attività commerciali ancora esistenti nel quartiere, prima della loro sostituzione”, si legge nella web di TXP. “L’idea è quella di creare una capsula del tempo che ci permetta di evaluare le trasformazioni che sta subendo il quartiere, per fare un’analisi comparata degli effetti prodotti dal processo di gentrification, e di renderli visibili”. La fotografa e antropologa di Madrid Victoria HERRANZ, attivista del collettivo TXP, segnala: Forse Malasaña non esiste più?. “Forse. O forse esiste ancora, ma in modo diverso rispetto a come la conoscevamo. […] La linea che separa il rinnovamento di un quartiere dalla sua distruzione è troppo sottile. Quando un processo di questo tipo limita le possibilità che hanno gli abitanti al punto di spingere famiglie del quartiere ad andar via, probabilmente qualcosa è andato storto”.

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Shift Happens! La massa critica nel suo 20 anniversario

20/09/2012 admin 0
Shift Happens! La Massa Critica è una "coincidenza organizzata" di ciclisti che si riuniscono periodicamente per pedalare insieme nelle strade; il suo obiettivo è celebrare e far conoscere alla società i grandi vantaggi che porta la bicicletta alla mobilità urbana. In occasione del 20º anniversario della prima Critical Mass a San Francisco, uno dei suoi pionieri, Chris Carlsson, insieme ad altri/e collaboratori e collaboratrici, ha curato il libro Shift Happens. Critical Mass at 20, in cui si raccolgono esperienze e riflessioni da alcune delle oltre 300 città del mondo in cui l'evento ha preso vita propria, a partire da questa biciclettata iniziale. Questo è il significato dell'espressione critical mass - il numero di partecipanti necessari perché un fenomeno cominci a funzionare ed a crescere da solo; la Massa Critica non chiede, realizza, dando forma con la pratica ad una città vivibile. La presentazione del libro a Madrid - dove c'è una Bicicrítica che percorre il centro della città l'ultimo giovedì di ogni mese, e altre 10 in quartieri e comuni vicini (come Fuenlabrada, Tres Cantos, Alcalá de Henares, Moratalaz, Ciudad Lineal) - è stata l'occasione per un dibattito radiofonico a Carne Cruda su RN3, per la partecipazione dei curatori del libro ad una critical mass (qui le impressioni di Carlsson) e per la presentazione di un altro libro suo: "Nowtopia, su come gli hacker, gli orti urbani e le bici inventano il futuro", nella libreria Traficantes de Sueños (ecco l'audio). Il capitolo di Shift Happens su Madrid è il riassunto di un articolo etnografico sulle officine di autoriparazione di biciclette nei centri sociali occupati di Madrid, che si può scaricare intero dal link qui sotto.
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“Ri-cordo” di Can Ricart: farlo passare di nuovo per il cuore

01/09/2012 admin 0
Dodici anni dopo l'approvazione del piano "22@", due notizie ci illustrano l'impatto di lunga durata della delocalizzazione delle fabbriche e della riqualificazione urbanistica del quartiere di Poblenou. La Cerería Mas di Can Ricart ha chiuso a marzo, esattamente cinque anni dopo lo sgombero del recinto e il trasloco forzato; ad aprile, quattro persone sono morte nell'incendio di una baracca adiacente al nuovo Parc Central di Jean Nouvel [vedi questo link]. Le parole di Jaume Pagès, ex direttore amministrativo della Cereria, ci riportano indietro le sensazioni di questa antica battaglia che abbiamo perso, ma che non abbiamo dimenticato. lo sfratto "insomma, in primo luogo ti senti scacciato, non voluto, violentato. si rompe all'improvviso quell'universo ripetitivo ed invariabile, e senza avvisare, tutto trema, niente sembra reale. anche i cambi nel quartiere, le demolizioni, non hanno nessuna connotazione positiva, risultano solo minacciose, tristi. spostare un'azienda è complicato. cioè, dovrebbe esserlo, perché un'impresa, prima di tutto, la formano delle persone. questo vuol dire che - di colpo - si sfalda tutta la cosmogonia di tutti i suoi membri...
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Urban Typhoon: città autogenerate a Mumbai

07/08/2012 admin 0
A chi non fa paura l'idea della crescita esponenziale delle città dell'Asia o del cosiddetto "terzo mondo", o l'idea apocalittica (anche se formulata da un punto di vista critico) di vivere in un pianeta degli slums? Eppure, nei luoghi in cui questo fenomeno si vive più da vicino - come nei quartieri popolari di Mumbai, India - l'idea di slum viene messa in dubbio da vari decenni. Parti della città che non meritano neanche il nome di quartieri, e che sono presentati sempre come caratterizzati da mancanze (d'igiene, di sicurezza, di integrazione, di controllo, addirittura di morale), ad uno sguardo più profondo rivelano storie e dinamiche complesse e funzionali, che sono state interpretate in forme molto diverse secondo le diverse scuole di pensiero. Dal loro ufficio nel quartiere di Dharavi-Koliwada (una zona resa famosa dal film Slumdog millionaire), gli attivisti urbani Matias ECHANOVE e Rahul SRIVASTAVA (del collettivo Urbz), da anni mostrano come una serie di strutture sociali spontanee, interne ai cosiddetti slums, generano un continuo miglioramento e sviluppo, spesso ostacolato dalle autorità locali o dai piani di riforma urbana. In territori densi e reticolari come boschi di mangrovie, gli unici strumenti di sviluppo valido sono quelli generati dagli stessi abitanti: homegrown, come i quartieri in cui vivono.
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Ricette per la intercultura da Bilbao

15/07/2012 admin 0
Arroces del Mundo, Munduko Arrozak, è una festa popolare che si celebra dal 2004 nel quartiere di San Francisco di Bilbao (Paese Basco). Questo barrio, separato dal centro dall'estuario e dalla ferrovia, è quattro volte più denso del resto della città: storicamente stigmatizzato come ghetto, legato alla prostituzione, considerato zona marginale e di passaggio, marcato dalla presenza dei migranti, e ultimamente obbiettivo di un intenso processo di gentrification. La festa è il risultato di un lavoro in rete portato avanti per anni dalla Coordinadora de Grupos de Bilbao la Vieja, San Francisco y Zabala, un insieme di gruppi ed individui nato per incidere sul Piano di rinnovamento del quartiere progettato dal Comune: tutte persone che già avevano realizzato vari progetti di comunicazione sociale. Questa iniziativa non mira solo a denunciare la situazione di abbandono del quartiere, ma anche a spingere per un'interculturalità basata sull'autogestione: gli organizzatori sottolineano come, durante la festa, quanta più gente partecipa, meno conflitti ed incidenti si verificano - smentendo con la pratica la paranoia della sicurezza che le istituzioni usano per aumentare la presenza di polizia nel quartiere.
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Incontro di antropologia del conflitto urbano: call for papers

17/05/2012 admin 0
Dal 7 al 10 novembre nella Facoltà di geografia e storia dell'Università di Barcellona si terranno le prime Giornate internazionali di antropologia del conflitto urbano: Trasgressioni, contromovimenti e mobilità forzata nella città contemporanea. Organizzate da una serie di gruppi di ricerca e studiosi indipendenti, gli incontri si pongono come obbiettivo l'esposizione critica e la riflessione sui fenomeni urbani associati alle lotte e gli antagonismi che si materializzano nella città. Siamo interessati particolarmente alle agitazioni proprie dell'attuale momento di crisi e le modalità in cui si manifestano le presenti sfide all'ordine costituito, alle norme che lo tengono in piedi ed alle autorità che lo difendono. Abbiamo avuto conferme da un buon numero di invitati internazionali: Monica Degen da Londra, Lia Yoka da Salonicco, José Fernandes da Oporto, Stavros Stavrides da Atene, e Santiago Cirugeda da Siviglia. Durante l'incontro abbiamo previsto la proiezione di alcuni documentari sulle lotte nella città, ed un tour per la Barcellona combattiva. Altre informazioni e dettagli del Call for papers sulla pagina web dell'incontro: http://espaiurba.org. Mail di contatto: conflictesurbans2012@gmail.com.
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Parole di donne dalla rivoluzione egiziana

27/04/2012 admin 0
I primi episodi di Words of Women from the Egyptian Revolution sono online. L'équipe indipendente di Leil-Zahra MORTADA sta pubblicando questa serie di video di cui abbiamo già linkato i trailer in un post anteriore. [caption id="attachment_3505" align="alignleft" width="120" caption="Rasha Azab"][/caption] Episodio 1: Rasha Azab. Giornalista di 29 anni; aveva partecipato ai movimenti politici dal 2000. In occidente, spiega, hanno diffuso un'immagine degli attivisti egiziani inoffensivi e non violenti, per calmare le proteste. "Nessuna rivoluzione si fa con Twitter o Facebook: la rivoluzione si fa quando le persone escono in strada, resistono, muoiono, sacrificano cose importanti".
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Memoria della riappropriazione urbana a New York

22/03/2012 admin 0
Lower East Side, il piccolo, enigmatico e ancora resistente quartiere di Manhattan (NYC), conserva le tracce di una lunga storia di occupazione e controcultura testimoniata in numerosi spazi: case, centri sociali, orti comunitari. Il quartiere negli ultimi decenni ha vissuto un forte processo di gentrification in cui le occupazioni hanno avuto un ruolo particolare nella rivalorizzazione dello spazio e della vita sociale locale. Uno di questi spazi accoglie un progetto molto interessante di recupero del patrimonio vivo del quartiere: è MORUS, il "museo degli spazi urbani rivendicati", Museum of Reclaimed Urban Space. Gli organizzatori di questo museo piccolo ma dinamico museo vogliono offrire una visione dell'occupazione degli spazi e della sua influenza nel quartiere in modo innovativo e allo stesso tempo sottolinearne le impronte vive lasciate sul territorio. In questo modo vogliono far vedere come i membri della comunità e le organizzazioni di base dell'East Village aiutarono a trasformare edifici abbandonati e terreni vuoti in luoghi di uso comunitario vibrante ed insieme contagioso per chi li visita da fuori.
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Squatting in Europe

06/01/2012 admin 0
Squatting in Europe è una rete di ricerca su movimento squatter in Europa. Le origini dei suoi membri sono diverse: Brigthon, Madrid, Barcellona, Berlino, Copenaghen, Rotterdam, Roma, Catania, New York, Vermont, Amsterdam, Parigi..., così come le posizioni che hanno i diversi ricercatori (alcuni universitari, altri attivisti, altri a cavallo) e naturalmente mobili. A partire da questa diversità i membri condividono l'impegno e la vicinanza alle varie espressioni del movimento “okupa” (squatter), una pratica di dialogo e riflessione con i protagonisti di esperienze di questo tipo, ed un impegno nella pubblicazione di materiale copyleft e libero. Ogni volta che la rete si riunisce in una città si usano spazi occupati per le riunioni, aprendo il dibattito alla gente che usa ed abita gli spazi. Dal 2009 le riunioni sono state a Madrid, Milano, Londra, Berlino, Amsterdam; l'ultimo incontro (dicembre 2011) è stato a Copenhagen, tra la Bolsjefabrikken e la Youth House. I risultati di questo lavoro in rete ed incontri periodici è l'arricchimento dei vari lavori attraverso il dibattito e l'esperienza dei luoghi visitati, nonché la produzione di materiale collettivo da prospettive multisituate.
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Baraka men sakate: basta silenzio!

17/12/2011 admin 0
"Questo popolo, che soffre in silenzio e striscia per le strade, ne ha abbastanza di girare a vuoto; / e LUI cosa fa? riunisce il suo consiglio per accomodare la costituzione! c'è da diventare matti! Vogliono che prendiamo le armi, per strappare i nostri diritti? Sono io che devo scegliere chi voglio sacralizzare! / E se ci vuoi capire, vieni a vivere con noi: dio, patria, LIBERTÀ!". Anche solo quest'ultima frase avrebbe potuto significare l'arresto per Mouade Boulghade (24 anni), rapper marocchino del quartiere Al-Wifaq di Casablanca conosciuto come "Lhaqed" (L7a9ed), l'indignato, in prigione da settembre. Ha modificato l'ultima frase dell'inno nazionale, sostituendo "libertà" a "il re": un attacco simbolico che per il Makhzen - il sistema di potere assoluto che da quattro secoli regna sul Marocco - è più intollerabile di tutte le manifestazioni del Movimento 20 febbraio.
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Distruggere e costruire: storia di una fabbrica

06/10/2011 admin 0
Venerdì 7 ottobre alle 19:30, proiezione del documentario Destruir y construir sulla fabbrica di Can Ricart, nel quartiere barcellonese di Poblenou. Can Ricart era un recinto di fabbriche attive a Barcellona da metà ottocento, alla cui construzione avevano collaborato importanti architetti del modernismo catalano. Durante l'euforia immobiliaria degli anni 2000-2008, il Comune aveva favorito la demolizione di una gran parte dei padiglioni, nonostante le proteste e gli studi dettagliati che chiedevano rispetto per il patrimonio industriale. Così come sta succedendo in altre parti della città, di recente è stato reso pubblico che non ci sono soldi per realizzare il "Museo delle lingue" - l'edificio misterioso, romantico e sostenibile che l'architetta Benedetta Tagliabue stava progettando nei padiglioni ancora in piedi.
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Razzismo a “Santako”

07/08/2011 admin 0
Sei municipi intorno a Barcellona - Hospitalet, Badalona, Terrassa, Sabadell, Mataró, Santa Coloma de Gramenet - sono tra le dieci città più popolate della Catalogna. Ma solo a Hospitalet e Santa Coloma la densità di popolazione è così alta da superare quella di Barcellona, città compatta per eccellenza. Il caos urbanistico che caratterizza Santa Coloma de Gramenet è il risultato diretto della speculazione edilizia e della corruzione politica: e il razzismo persistente di alcuni settori della popolazione è l'altra faccia della mancanza di spazio e dell'incredibile diversità di origini che caratterizza la popolazione di Santako. Però se all'inizio del 20º secolo coloro che rifiutavano i "mursiani" della zona delle casas baratas almeno potevano vantare origini locali e lingua catalana, in questo secolo quelli che rifiutano e boicottano gli arabi, i cinesi, i latinoamericani, i rumeni della città sono essi stessi - in gran parte - migranti di seconda generazione. Il video Mézquita no! (2005) racconta il conflitto esploso per l'apertura di una moschea nel quartiere Singuerlín.

Sulukule: il primo quartiere gitano d’Europa

20/07/2011 admin 0
Qui si stabilirono i primi Rom che arrivarono a Istanbul intorno all'anno 1000, quando la città si chiamava Costantinopoli. Dopo mille anni di convivenza, il quartiere di Sulukule è stato la prima vittima della gentrification feroce con cui si sta insieme globalizzando e turchizzando la città.
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Cosa fare con il patrimonio industriale? azione e riflessione da Can Batlló (Barcellona)

21/06/2011 admin 0
Nonostante tutta la bibliografia accademica sui vantaggi della riconversione del patrimonio industriale (Tatjer 2008), la pratica abituale nella Barcellona postindustriale è stata la demolizione sistematica, spesso accompagnata dal mantenimento delle ciminiere: simboli fallici che più che il valore della memoria paiono celebrare l'annientamento della città operaia. Il conflitto sul grande complesso industriale di fine ottocento Can Batlló, 13 ettari semiabbandonati nel quartiere La Bordeta (Sants, Barcelona) vedeva opposte, come sempre, da un lato l'avidità dei proprietari, la complicità del Comune, e dall'altro le richieste e i bisogni degli abitanti del quartiere.