Homegrown cities: questo sì che è sviluppo sostenibile

21/06/2013 admin 0

Gli attivisti del collettivo URBZ (dei quali abbiamo parlato in un vecchio post), stanno promovendo una campagna di crowdfunding per sviluppare un pezzo di terra a Bhandup, periferia nordest di Mumbai, dove costruire una casa sostenibile e compatibile con gli stili di costruzione locali. La casa, “home-grown” e realizzata insieme a costruttori autoctoni verrà venduta a un prezzo ragionevole per gli abitanti, e con il ricavato si finanzieranno nuovi progetti analoghi.…

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Taksim halkindir- Taksim è del popolo!

05/06/2013 admin 0

Quando stamattina faccio un salto al parco, trovo Taksim già straripante di gente in febbrile attività, fra bandiere di partiti della sinistra extraparlamentare, di gruppi della società civile, dalle femministe alle realtà LGBT, dai curdi agli anarchici, dai musulmani anticapitalisti ai marxisti…Un commento dalla nostra corrispondente a Istanbul:
[audio: http://periferiesurbanes.org/wp-content/uploads/2013/06/CavBella.mp3|titles=Cav Bella|artists=Grup Yorum]…

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L’antropologia o sarà pubblica, o non sarà

23/05/2013 admin 0

La disciplina che prometteva di essere una delle scienze più utili e produttive è naufragata, non perché chi se ne occupa sia scadente o perché il suo oggetto sia poco importante, ma perché la struttura di princìpi scientifici su cui puntella è inadatta a sostenerla“. Robert M. Pirsig, Lila (1991:85).

Svegliarsi una mattina e ritrovarsi nella periferia dell’accademia. Lontano dai luoghi di produzione del Sapere riconosciuto. È l’esperienza che raccontano Jessica Collier e Rebecca Schuman in due post recenti (grazie Cate!) e forse anche quella che avrà sofferto David Graeber, uno dei migliori antropologi in circolazione, espulso da Yale probabilmente per ragioni politiche. Come Graeber stesso aveva dimostrato, la buona antropologia ha delle difficoltà intrinseche nel situarsi dentro ai contesti accademici: chi prova a praticarla, si trova spinto di frequente in situazioni difficili o dolorose. Per fortuna, poco alla volta si sta affermando un nuovo approccio, potenzialmente in grado di costruire un ponte tra il “dentro” e il “fuori” dell’accademia, fino a rompere questa barriera. Qualche esempio:

  • “WHY A PUBLIC ANTHROPOLOGY?” il nuovo libro di Robert BOROFSKY (Pacific University, Hawaii!) si può scaricare in ebook, e il primo capitolo anche in PDF.
  • ZERO ANTHROPOLOGY, il blog di Maximilian FORTE (Concordia University, Montreal!) è “un progetto di decolonizzazione”, che ha l’obiettivo di trasformare l’antropologia in qualcosa di non eurocentrico e di non elitista. QUI
  • Noël JOUENNE (2007) “Être ethnologue et hors-statut: vers une réelle valeur ajoutée?”. Journal des anthropologues (en ligne), 108-109, pp.69-85. [link][PDF]: essere precario o esterno all’accademia, non potrebbe essere un valore  aggiunto?

Terreni vaghi: Eyal Weizman sull’urbanismo militarizzato

03/05/2013 admin 0
Il conflitto territoriale in Palestina ha riformulato il principio secondo il quale un territorio, per essere governato, ha bisogno di essere costantemente rimodellato. Questo principio non riguarda solo la ricerca di una forma coloniale stabile, permanente, 'governabile', ma soprattutto la natura stessa del processo di colonizzazione, che si svolge attraverso la costante trasformazione dello spazio. Imprevedibilità e apparente anarchia sono parte di questa violenta logica del disordine.
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Periferie di una colonia: la modernità come sfida a Tetuán

21/04/2013 admin 0

Nel quartiere si sono riuniti immigranti di ogni parte, marocchini e spagnoli […] Di questa zona di Tetuán bisogn erebbe scrivere non la storia ma… un romanzo“. Mohamed Anakar, ex abitante del barrio Málaga.

Proprio negli anni in cui in Europa trionfava l’urbanismo moderno di Haussmann e Cerdà, il sultanato del Marocco soccombeva alla pressione militare ed economica delle potenze coloniali francese e spagnola. Le città coloniali ispano-marocchine crebbero come città in espansione illimitata: al margine della medina e dell'”Ensanche” si svilupparono quartieri popolari in cui le classi basse marocchine e spagnole superarono le barriere culturali e linguistiche, tracciando “una danza popolare di fronte alla modernità“. Col video El barrio Málaga [link], e l’esposizione Tetuán desafíos de la modernidad [link] (inaugurata di recente a Casablanca) l’équipe interdisciplinare dell’architetto Alejandro MUCHADA propone uno sguardo postcoloniale sulla città ispanomarocchina osservata dalle sue periferie: dove le classi popolari crearono la loro città e la loro convivenza, fuori dalla pianificazione e in un magma di straripamenti.

  • “Tetúanmodernchallenge” è un progetto di ricerca del gruppo Gamuc.org sulle trasformazioni urbane e sociali avvenute durante i 45 anni di occupazione spagnola nel nord del Marocco, visti dal punto di vista delle case popolariPDF dell’esposizione presentata ad aprile a Casablanca :: presentazione :: Web Tetuán Modern Challenge
  • L’espressione sfida rinvia al lavoro dello storico marocchino Abdallah LAROUI, che nel suo studio del Marocco precoloniale identificò la “sfida” che rappresentava la modernizzazione per la società marocchina. Si veda anche Josep Lluís MATEO DIESTE (2007) “El interventor y el caíd. La política colonial española frente a la justícia marroquí durante el protectorado” [PDF]
  • La critica storica ci permette di identificare le soluzioni date a questa sfida nell’ambito della casa. L’architetto Alfonso de Sierra Ochoa propose una serie di progetti di media scala a cui parteciparono marocchini di Tetuan: attraverso l’architettura capiamo che tipo di modernità si immaginasse allora, e confrontarla con quella che il Marocco ha oggi.
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Assemblea Mondiale degli Abitanti al FSM di Tunisi

27/03/2013 admin 0

Dal 26 al 30 marzo, a Tunisi, nel quadro del Forum Sociale Mondiale, si sta svolgendo l’Assemblea Mondiale degli Abitanti (AMA), organizzata dalle reti International Alliance of Inhabitants, Habitat International Coalition, a No-Vox. Ecco il programma; in preparazione dell’AMA, l’Alleanza Internazionale Abitanti ha realizzato il progetto visuale Memoria degli abitanti, raccogliendo centinaia di interviste ad attivisti per il diritto alla casa in 4 continenti. Aggiungiamo qualche riflessione sul Forum stesso, previsto in tempi di euforia generalizzata, ma che ora trova una realtà sociale molto complessa: L’altermondialismo cerca nuova aria a Tunisi, dal blog Tunisie Libre; WSF to blast austerity, Yasmine Ryan su Aljazeera; What I learned about feminism from a Moroccan men’s chorus, Maria Poblet su In these times; e One year after the revolution su Nawaat.…

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In occasione dell’elezione di un nuovo papa…

13/03/2013 admin 0

Il discorso de la grande Manuela Trasobares [altro su di lei] durante la protesta contro la visita di Joseph Ratzinger a Barcellona, il 7 novembre del 2010, in un video fatto dal nostro amico Jordi Secall [sul suo blog]: la “mama” ci dà la linea sulla chiesa, lo stato, la storia… ricordandoci di quando, a Barcellona, su tutte queste cose avevamo le idee molto più chiare. [video originale sul blog di jordi secall :: versione ridotta su youtube, sottotitolata in SPAGNOLO, ITALIANO e INGLESE!]

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“Gentrificatour” fotografico critico nel quartiere di Malasaña, Madrid

01/03/2013 admin 0

Il 9 febbraio scorso il collettivo di madrid Todo por la praxis (TXP) ha organizzato la prima delle sue passegiate fotografiche critiche sul processo di gentrification che si sta verificando nel centro di Madrid, e più precisamente nei quartieri emblematici di Malasaña e Chueca. Un gruppo di commercianti e agenzie immobiliarie, avidi di nuovi investimenti in un’epoca di tagli e contrazione economica, hanno messo in marcia una dinamica di “gentrification programmata” appoggiata dal Comune, che li ha portati a ribattezzare la zona “Triangolo Ballesta” (TriBall). Ne è venuta fuori una nuova marca Triball, che si ispira a zone commerciali di New Yark come Soho o Tribeca, e che tende a sostituire e sopprimere l’identità di questa zona popolare del centro. “Il Gentrificatour intende generare un archivio o un banco d’immagini dei cartelli, insegne, segnali al neon, legati alle attività commerciali ancora esistenti nel quartiere, prima della loro sostituzione”, si legge nella web di TXP. “L’idea è quella di creare una capsula del tempo che ci permetta di evaluare le trasformazioni che sta subendo il quartiere, per fare un’analisi comparata degli effetti prodotti dal processo di gentrification, e di renderli visibili”. La fotografa e antropologa di Madrid Victoria HERRANZ, attivista del collettivo TXP, segnala: Forse Malasaña non esiste più?. “Forse. O forse esiste ancora, ma in modo diverso rispetto a come la conoscevamo. […] La linea che separa il rinnovamento di un quartiere dalla sua distruzione è troppo sottile. Quando un processo di questo tipo limita le possibilità che hanno gli abitanti al punto di spingere famiglie del quartiere ad andar via, probabilmente qualcosa è andato storto”.

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Verso una antropologia delle buone famiglie

23/02/2013 admin 0

Nelle nostre etnografie sono spesso sullo sfondo, come in questa foto di Jordi Secall del 2003 [vedi il suo blog]. Ma il professor McDonogh già da anni ha affrontato lo studio delle buone famiglie di Barcellona – la cosiddetta ‘oasi catalana’. Giovedì 28 febbraio alle 19.00 alla Reina de Àfrica (Bolivar 10, Vallcarca), conversazione con Gary W. McDonoghVerso una antropologia delle élite catalane“. organizzato da GTEEPGRECSOACU

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Dove l’acqua dolce incontra quella salata: les Saintes Maries de la Mer

22/01/2013 admin 0

Continuiamo con il tema feste popolari: a maggio, nel paese del midi francese les Saintes-Maries-de-la-Mer (Camargue), ha luogo una stranissima festa popolare in cui i gitani hanno un ruolo centrale. Parallela alle celebrazioni per le due sante ufficiali, Santa Salomé e Santa Jacobé, gitani di tutta la Francia e di altre parti d’Europa accorrono alla processione di Santa Sara, Sara Kali, o Sara la Nera: che ufficialmente è solo la serva delle altre due sante, ma che i gitani hanno promosso a loro patrona, e la cui statua immergono nel mare. È una festa inventata alla fine dell’ottocento per promuovere il turismo e recuperare l’economia di una regione depressa dopo l’emigrazione di massa; ma oggi è un curioso festival “di travestimenti”, in cui sembra che sia i gitani che i turisti e i camarguaises siano entrati in pieno nel gioco delle parti, senza vergogna né complessi; per tre giorni, gitani con camper lussuosissimi stringono alleanze e organizzano matrimoni, accampati vicino ai carretti folklorici che i locali organizzano per i turisti. Tutti adottano per alcuni giorni l’identità che gli altri gli attribuiscono, coscienti della loro falsificazione, solo per giocare, per far festa, per cantare e ballare senza nessun riguardo per le tradizioni e gli stili musicali di provenienza. Il flamenco si mischia alle altre musiche, come i gitani ai gadjé, come le acque dolci del Rodano che incontrano l’acqua salata del mare, e le aigues mortes della Camargue si sciolgono nell’acqua viva del Mediterraneo.

  • Marc Bordigoni (2002-3), “Le ‘pèlerinage des gitans’, entre foi, tradition et tourismeEthnologie française, 2002/3, vol.32, pp. 489-501.
  • Tra gli ospiti più fedeli della festa di Santa Sara c’è il gruppo romanés Urs Karpats, qui in un live alla festa del 2010, conosciuti anche come Ursarii, o domatori di orsi
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  • Imperdibile video sulla festa e Santa Sara, con la musica di Urs Karpaz: TSIGHINDIA SARA KALI :: o anche, Kali Sara dei Latcho Drom
  • Sara Kali, cioè Sara la nera, non è riconosciuta come santa da nessuna chiesa; il fatto che la sua statua porti vestiti è un segno distintivo della religiosità popolare – è la devozione stessa del popolo gitano che la canonizza come oggetto di culto. Di fatto la sua statua porta molti vestiti uno sopra l’altro, testimone dell’estrema devozione dei suoi fedeli. C’è chi ha messo in relazione la sua figura con la dea Kali induista, che sotto la forma di Durga è anch’essa portata in processione in acqua in una processione annuale.

[audio: http://periferiesurbanes.org/wp-content/uploads/2013/01/6Rumba-gitana.mp3] Rumba gitana en Santes Maries de la Mer, gravada por Roberto Leydi en 1968

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Contraddizioni calabresi: la cultura come pretesto

22/12/2012 admin 0
La festa tradizionale è una cartina di tornasole, essa si modifica naturalmente come si modifica il gruppo che vi partecipa, scrive il fotografo calabrese Angelo Maggio dopo aver assistito alla festa della Madonna di Polsi alcuni anni fa. Le feste cambiano, la tradizione si riscrive e si reinventa secondo le nuove esigenze. Dopo gli anni novanta, il fenomeno del "secondo folk revival" (studiato dall'antropologo australiano Stephen Bennetts), ha trasformato i festival in uno strumento per attrarre turisti e denaro verso i piccoli comuni calabresi sempre più spopolati: ma questa commercializzazione riduce la cultura popolare calabrese alle tarantelle, per lo più edulcorate, eliminando tutto il resto di tradizioni popolari locali, omologandole ad un comune denominatore regional-popolare. Contemporaneamente sta prendendo piede una falsificazione ben più profonda e pericolosa. Una serie di oscuri personaggi che palesano rapporti con i clan mafiosi pubblicano articoli, libri e dischi che presentano la 'ndrangheta come un fenomeno "culturale", legato al folklore e alle tradizioni della Calabria, mistificando e legittimando così la crudeltà dei clan agli occhi dell'opinione pubblica, anche intenazionale. E in tutto ciò, gli antropologi locali continuano ad occuparsi di classificazioni etnomusicologiche, preoccupandosi relativamente poco di tutte queste manipolazioni.
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Geografie concrete: spostamenti e segni sul territorio, “Ciclo Nòmades” con Xavier Ribas

16/12/2012 admin 0
Questa domenica 16 alle 18:30 l'antropologa Maite Marín e il fotografo e fotoreporter Jordi R. Renom ci invitano all'ultimo viaggio nomade che organizza "El Centre", Ateneu democràtic i progressista de Caldes de Montbui, sicuramente interessante come il resto di sessioni del ciclo Nòmades che si stanno realizzando da almeno un anno. In questa sessione ci presenteranno l'ultimo progetto fotografico di Xavier Ribas, e a partire da questo si cercherà di stabilire un dialogo tra fotografia, urbanismo, architettura, antropologia. Parteciperanno alla conversazione anche l'urbanista-fotografa-architetta Kathrin Golda-Pongratz, l'architetta Emanuela Bove del collettivo Repensar Bonpastor, e l'antropologa Núria Sánchez Armengol, del nostro gruppo di lavoro. Il lavoro di Xavier Ribas dal titolo Nòmades evoca questioni come i limiti, le frontiere, le espulsioni sul territorio, la vita quotidiana, la violenza simbolica e la memoria storica, partendo da immagini prese su territori periferici. Xavier Ribes lavora dal 1994 su diversi progetti fotografici sulle periferie urbane. "M'interessa la periferia, tra l'altro, come contrappunto o controvisione rispetto alla città pensata dal centro. Se le città contemporanee si distinguono tra loro in qualcosa, queste sono sicuramente le periferie, più che i centri urbani. Potremmo dire allora che il vero carattere delle città si trova lì, e che quindi la periferia, più che omogeneizzare, genera identità". [link al blog "a sangre" di Francisco Navammuel]
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Congresso antropologia del conflitto urbano (Barcellona)

04/11/2012 admin 0
Tutte le conferenze si possono vedere via streaming sulla pagina web! PROGRAMMA DEFINITIVO [vedi la web]
  • Mercoledì 7 novembre: 15.00 Conferenza inaugurale - 18.00 Spazio pubblico, diserzioni urbanità
  • Giovedì 8 novembre: 10.oo Conferenza d'apertura - 11.30 Quartieri conflittività coesistenze - 16.00 Movimenti speculazione urbanismo - 18.00 Resistenza gentrification trasformazione urbana - 19.00 Conferenza di chiusura
  • Venerdì 9 novembre: 10.00 Conferenza d'apertura - 11.00 Territorio mobilità forzata violenza - 12.30 Eterotopie marginalizzazione stigma - 16.00 Pratiche urbane igienismo controllo sociale - 18.00 Conferenza di chiusura
  • Sabato 10 novembre: 9.00 Lotte per la città, il caso di Barcellona - 11.30h Percorso tematico: Barcellona conflittuale - 18.00 Disobbedienza civile e cambio sociale in antropologia visuale

“Las Flores del Rancho” di Tijuana

24/10/2012 admin 0
La nostra amica fotografa Anna BOSCH ha fatto un lavoro di fotografia partecipativa in un quartiere della periferia di Tijuana, il "Rancho Las Flores": baracche e case autocostruite a meno di 1km dalla frontiera più transitata del mondo. In pochi luoghi gli abitanti sono condizionati così profondamente dalle immagini della città costruite all'esterno di essa: Tijuana è rappresentata a volte come borderland, a volte come "centro dell'universo"; a volte come città senza legge, altre come "luogo perfetto" per i turisti statunitensi.

Dalla periferia al centro, dal centro alla periferia

15/10/2012 admin 0
Il centro è il significato e la sostanza; la periferia è la forma tangibile che questo assume. La città è il campo in cui si dispiegano i movimenti alterni tra forma e sostanza, a volte centripeti, a volte centrifughi, ma sempre centrifocali, cioè orientati rispetto ad un centro. Vivere in periferia è identificarsi con una distanza rispetto al proprio baricentro, proiettandolo irrimediabilmente all'infuori di sé. Ma sulla superficie terrestre non c'è alcun centro: la sfera infatti è il luogo geometrico delle periferie, il cui unico centro è all'interno della terra; ogni suo punto è centro del proprio mondo.