antropologia visuale
Una città morta
Come in un gioco di scatole cinesi, in questo documentario non solo si mostra magistralmente la corruzione istituzionale e politica sulla quale si basa la montatura orchestrata dalla polizia e chiamata ‘4F’, iniziato il 4 febbraio 2006 nella calle Sant Pere Més Baix di Barcelona, ma la comprensione dell’orrore si estende in circoli concentrici sempre più ampi, dalla polizia, alla magistratura, alla stampa, ai servizi sociali, al comune, alla violenza urbanistica, in breve, al potere in sé. …
Sydney città (post)coloniale
I fantasmi di San Berillo
Città diverse si succedono sopra lo stesso suolo e sotto lo stesso nome, scrive Calvino, nascono e muoiono senza essersi conosciute, incomunicabili tra loro. Alle volte anche i nomi degli abitanti restano uguali, e l’accento delle voci, e perfino i lineamenti delle facce; ma gli dèi che abitano sotto i nomi e sopra i luoghi se ne sono andati senza dir nulla e al loro posto si sono annidati dèi estranei. E’ vano chiedersi se essi sono migliori o peggiori degli antichi, dato che non esiste tra loro alcun rapporto… Vi segnaliamo un altro documentario italiano: I fantasmi di San Berillo, di Edoardo Morabito e Irma Vecchio (2013), vincitore al Torino Film Festival. La demolizione di questo antico quartiere del centro di Catania, nel 1958, fu lo sventramento più grande del dopoguerra, legato (come tutto in Italia) alla Società Generale Immobiliare, di proprietà del Vaticano. 30.000 persone furono deportate in periferia. Fu lo stesso anno in cui si proibirono le case chiuse: le prostitute iniziarono a lavorare in clandestinità, e quello che rimase di San Berillo diventò uno dei più grandi red light districts del Mediterraneo. Così la storia del quartiere è continuata per un altro mezzo secolo, finché nel 2001 una nuova operazione di polizia ha cacciato di nuovo prostitute e travestiti dalle loro case e strade. Oggi molti terreni sono ancora vuoti, quando non sono diventati nuove favelas (come mostra questo video del 2012). Il documentario alterna visualmente il presente e il passato del quartiere, e le immagini sono accompagnate dalle affascinanti parole della scrittrice Goliarda Sapienza, nata a San Berillo nel 1924.
…Il Segreto
A metà gennaio in molti quartieri di Napoli si celebra ancora il rito del cippo di Sant’Antonio. Passato il Capodanno i ragazzini si mettono in cerca di legna da bruciare, spingendosi anche molto lontano dal proprio quartiere. Ogni banda ammassa la legna in un nascondiglio – “il segreto” – per proteggerla dalle incursioni dei gruppi provenienti dai quartieri vicini. L’attesa del giorno del falò, il 17 gennaio, si consuma in frenetiche ricerche e poi nelle schermaglie, a volte reali, spesso immaginarie, per difendere il proprio tesoro dagli assalti dei “nemici”. Tutto si svolge in strada, quasi ventiquattro ore su ventiquattro: la mattina a volte si marina la scuola e la notte si monta la guardia al nascondiglio. Per raggiungere il loro obiettivo le bande sono disposte a scavalcare chiunque rappresenti un ostacolo, dai vicini del quartiere che si lamentano degli schiamazzi, fino ai vigili urbani che minacciano di sequestrare tutto per ragioni di ordine pubblico. A guardare più da vicino però si scopre l’esistenza di regole interne, di codici di comportamento, di consuetudini che si tramandano da una generazione all’altra. Sono gli stessi bambini che a scuola appaiono svuotati, pigri, demotivati, oppure, all’opposto, incontenibili e irrequieti. Nei giorni del “cippo” li ritrovi invece appassionati, assorti e disciplinati. Nel gioco avventuroso che hanno costruito con le proprie mani appaiono trasformati, fino alla catarsi finale quando la pira si accende e loro ci danzano intorno, cantando e lanciando nelle fiamme petardi e indumenti.
- IL SEGRETO (2013), un film di cyop&kaf sul rituale del cippo nei Quartieri Spagnoli; menzione speciale della giuria al Torino Film Festival, selezionato per il festival internazionale Cinema du Réel di Parigi [trailer][pagina web][rassegna su Quinlan]
- “La sfida del cippo e la città alla finestra“, di Luca Rossomando, Repubblica Napoli 15/1/2013 [qui anche la traduzione in spagnolo], e “Il segreto di Sant’Antonio“, Napoli Monitor n. 53, marzo 2013.
- cyop&kaf usa dipingere, anche se talvolta inciampa nella scrittura,
nell’urbanistica, nella fotografia. Quando per la prima volta gli è capitata
una telecamera tra le mani era intento da tre anni a dialogare con i Quartieri
Spagnoli di Napoli. Il frutto di questo lavorìo è diventato prima un libro, QS,
e adesso un film, Il segreto. Due opere-sintesi, che insieme provano a dar conto
della complessità di un quartiere corroso dai pregiudizi. Per guardare dietro e
dentro l’apparenza spesso brutale delle cose. Vedi anche il video Quore Spinato [trailer] e il reportage Fuoco e fiamme [link] - Napoli Monitor, giornale di reportage disegni ricerche e cronache, racconta Napoli e altre città sin dal 2007 [pagina web]
A mediados de enero, en muchos barrios de Nápoles se celebra aún <strong>el ritual del <em>Cippo di Sant’Antonio</em></strong>. Después de las fiestas de año nuevo, los chavales empiezan a buscar leña para quemar, incluso muy lejos de sus barrios. Cada pandilla acumula su leña en un escondite – <em><strong><a href=”http://www.cyopekaf.org/il-segreto/#1″ target=”_blank”>il segreto</a></strong></em> – para protegerla de los asaltos de las pandillas de otros barrios. La espera del día de la hoguera, el 17 de enero, se consuma en búsquedas frenéticas y en las peleas, a veces reales, otras veces imaginarias, para defender el tesoro de los “enemigos”. <strong>Todo acontece en la calle, casi venticuatro horas al día</strong>; por la mañana se salta la escuela, por la noche se hacen turnos para vigilar el escondite. Para llegar al objetivo, las bandas están dispuestas a pasar por encima de todo, sean los vecinos del barrio que se quejan del ruido, sea la policía que amenaza con secuestrarlo todo. Observando más de cerca, pero, se descubren reglas y códigos de comportamiento que se transmiten de una generación a la otra:<strong> son los mismos niños que en el colegio aparecen vacíos, perezosos, desmotivados, incontenibles e irrequietos; en los días del <em>cippo</em> en cambio se los ve apasionados, atentos y disciplinados</strong>. En el juego aventuroso que han construido con sus manos aparecen transformados, hasta la catársis final, cuando se enciende el fuego y se baila, cantando y tirando en las llamas los petardos y la ropa.
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<li><strong>IL SEGRETO</strong> (2014), una película de <strong>cyop&kaf</strong> sobre el ritual del <em>Cippo </em>en el barrio <em>Quartieri Spagnoli</em> de Nápoles; de una idea de <strong>Luca Rossomando</strong>. Mención especial del jurado en el <a href=”http://www.torinofilmfest.org/?action=article&id=427″ target=”_blank”>Torino Film Festival</a>, seleccionado para el festival internacional <em>Cinema du Réel</em>, Paris <strong>[<a href=”http://www.youtube.com/watch?v=s0pPPZpHEV0″ target=”_blank”>trailer</a>][<a href=” http://www.cyopekaf.org/il-segreto/#1″ target=”_blank”>página web</a>][<a href=”http://quinlan.it/2013/11/24/il-segreto/” target=”_blank”>reseña en <em>Quinlan</em></a>]</strong></li>
<li>”<a href=”http://napolimonitor.it/2014/01/16/24309/la-sfida-del-cippo-e-la-citta-alla-finestra.html” target=”_blank”>La sfida del cippo e la città alla finestra</a>”, de <strong>Luca Rossomando</strong>, <em>Repubblica Napoli </em>15/1/2013, y “<a href=”http://napolimonitor.it/2014/02/07/24493/il-segreto-di-cyopkaf-la-prima-napoletana.html” target=”_blank”>Il segreto di Sant’Antonio</a>”, <em>Napoli Monitor</em> n. 53, marzo 2013. <strong>
</strong></li>
<li><strong>cyop&kaf </strong>dibuja, aunque a veces tropieza en la escritura, en la urbanística, en la fotografía. Cuando ha cogido la cámara de video por primera vez, llevaba tres años dialogando con el barrio <em>Quartieri Spagnoli</em> de Nápoles. El fruto ha sido primero un libro, <a href=”http://www.cyopekaf.org/books/qs-un-libro-dai-quartieri-spagnoli” target=”_blank”>QS</a>, y ahora una película, dos obras-síntesis que juntas intentan dar cuenta de la complejidad de un barrio corroído por prejuicios. Para mirar detrás y dentro la aparencia a menudo brutal de las cosas. <strong>Ver también el vídeo <em>Quore Spinato</em> [<a href=”http://vimeo.com/84214894″ target=”_blank”>trailer</a>] y el fotoreportaje </strong><strong><em>Fuoco e fiamme</em> [<a href=”http://napolimonitor.it/fotoreportage/quartieri-spagnoli-fuoco-e-fiamme” target=”_blank”>link</a>]</strong><strong> </strong></li>
<li><strong>Napoli Monitor</strong>, revista de reportajes, investigación, dibujos y crónicas, activa desde 2007 [<a href=”http://napolimonitor.it/” target=”_blank”>página web</a>]</li>
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Il protettore di Phnom Penh
Questa è la statua di “Nak Ta Ma Chas Day”, spirito protettore della città di Phnom Penh. Teoricamente è il proprietario delle sue terre, anche se nessuno gli offre mai un incenso, né una preghiera. Sarà per questo che, a quanto pare, ultimamente non stia facendo un gran lavoro. Edifici sproporzionati sorgono casualmente e all’improvviso; la famiglia Sokha, una delle più potenti del paese, costruisce quando e dove vuole; e la polizia, ogni tanto, ancora uccide i dissidenti. Per non parlare della gestione della memoria del genocidio: solo di recente, oltre 30 anni dopo, le istituzioni locali ed internazionali stanno faticosamente riconoscendo il lavoro straordinario svolto dai guaritori tradizionali, nel trasformare i milioni di fantasmi che aleggiano su tutta la Cambogia in “antenati” delle comunità, e protettori delle sue terre.
- Due articoli MOLTO INTERESSANTI sulla gestione della memoria: Maurice EISENBRUCH (2006), “The uses and abuses of culture: Cultural competence in post-mass crime peacebuilding in Cambodia” [PDF] :: Anne Yvonne GUILLOU (2012), “An alternative memory of the Khmer rouge genocide: the dead of the mass graves and the land guardian spirits” [PDF] :: e anche la web di M. Eisenbruch
- Qualche testo sulla città: Sylvia NAM (2011) “Phnom Penh: From the Politics of Ruin to the Possibilities of Return” [link] :: Thomas KOLNBERGER (2012) “Between Mobility and Immobility: Traffic and Public Space in Phnom Penh” (nice photos) [link] :: AbdouMaliq SIMONE (2008) “The Politics of the Possible: Making Urban Life in Phnom Penh”, [link]
- Un video, ormai un classico: “We Want (u) To Know” (2011) di Ella PUGLIESE [il facebook è più aggiornato] – è il risultato di un progetto di videoantropologia partecipativa attraverso la memoria oscura della Cambogia post-traumatica; ha ricevuto il Community Cinema Award nell’ottobre 2013 al festival internazionale di Yamagata!
- Khan Saret, Tanja Schunert, “Exploring the Utilization of Buddhist Practices in Counseling for Two Different Groups of Service Providers (Monks and Psychologists) in Cambodia” [PDF], articolo al quale ha collaborato la nostra amica Judith STRASSER, tra le organizzatrici del congresso “Mental Health of Khmer Rouge Survivors and Their Descendants” (2010)
- Fabienne LUGO (2002) Between a Tiger and a Crocodile: Management of Local Conflicts in Cambodia, an anthropological approach to traditional and new practices, UNESCO [PDF]
Di chi sono i “mega-eventi”?
Per chi erano le Olimpiadi del 2012 a Londra? Per gli atleti, gli sponsor, gli organizzatori, il pubblico? O forse erano per noi? La nostra amica Gynna Millan (UCL Development Planning Unit; nel 2009 ha presentato una proposta al concorso Repensar Bonpastor) ha lavorato con un collettivo di video-freaks sull’impatto dell'”evento più importante del mondo” sugli spazi, i parchi e i quartieri di Londra. Il risultato è un archivio di videointerviste disponibili sulla pagina di Whose Olympics? e un cortometraggio [vedi trailer]. Due anni dopo, ci chiediamo di nuovo: la Coppa del Mondo del 2014 in Brasile, per chi sarà? “A copa do mundo nao e nossa“, scrivono degli architetti di Río Grande do Sur, citando Platone. I mega-eventi sono trasnazionali, come anche le proteste; ma il discorso della globalizzazione, che trasforma ogni fenomeno locale in un capitolo della stessa storia globale, nenche questo è nostro! Come riflettevamo in un incontro recente dell’OACU di Barcellona (dove ovviamente abbiamo il precedente dei Giochi del 1992), più che le somiglianze ci interessano le differenze: l’antropologia deve mantenere un occhio sulle corrispondenze e interrelazioni a livello “macro”, però esplorare soprattutto le articolazioni locali, l’incommensurabilmente “micro” – ciò che non si può confrontare, le particolarità di ogni storia, luogo, evento, e l’impatto specifico di ogni fenomeno su ogni singolo territorio.
- “Coppa per chi?“, campagna dei Comités populars da copa (Ancop), e video “Chi vince a questo gioco?”, sulla web dell’Observatório das metrópoles :: “La coppa del mondo è nostra?“, lavoro di Jessica D’Elias sugli sfratti ad Itaquera (Sao Paulo), sul blog dell’urbanista Rachel Rolnik :: “A Caminho da Copa“, videodocumental, 2012.
- Luís Edoardo SOAREZ, antropologo brasiliano: “Lo que sé y lo que no sé sobre las manifestaciones en Brasil“ [in italiano su NapoliMonitor] :: Raúl Zibechi, giornalista uruguayo: “Perché la coppa del mondo ci fa indignare” su LaVaca.com
- Megaeventi sportivi e violazioni dei diritti umani in Brasile: articolo di Fabiola Ortiz su PeriodismoHumano.com, e intervista a Sonia Fleury su Brasildefato, a proposito del Dossier preparato dai Comités popular da copa [PDF] :: Articolo e intervista video con l’economista e sociologo Carlos Vainer, sui conflitti relativi ai grandi eventi: si noti il riferimento alla trasformazione di Barcellona.
- Mauro Castro COMA (2012) “Del sueño olímpico al proyecto Porto Maravilha: el ‘eventismo’ como catalizador de la regeneración”. Urbe, v.3, n.2. [PDF] :: Magrinyà e Maza (2005) “Tinglados de Bar-ce-lo-na: la incorporación del puerto”, Scripta Nova, 139 [link] :: e non vi perdete questo gioiello: “Barcelona Brasil group: Bcn è la nostra ispirazione e Maragall il mio idolo“.
- Letizia GIANNELLA, geografa brasiliana ora a Barcellona: Consideraciones sobre las protestas (2013) sul blog di Manuel Delgado.
- Un articolo di Nazaret Castro sui Mondiali e le Olimpiadi a Rio, sul blog di Intensificant vides nervioses (molto “affine” al nostro!)
“Gentrificatour” fotografico critico nel quartiere di Malasaña, Madrid
Il 9 febbraio scorso il collettivo di madrid Todo por la praxis (TXP) ha organizzato la prima delle sue passegiate fotografiche critiche sul processo di gentrification che si sta verificando nel centro di Madrid, e più precisamente nei quartieri emblematici di Malasaña e Chueca. Un gruppo di commercianti e agenzie immobiliarie, avidi di nuovi investimenti in un’epoca di tagli e contrazione economica, hanno messo in marcia una dinamica di “gentrification programmata” appoggiata dal Comune, che li ha portati a ribattezzare la zona “Triangolo Ballesta” (TriBall). Ne è venuta fuori una nuova marca Triball, che si ispira a zone commerciali di New Yark come Soho o Tribeca, e che tende a sostituire e sopprimere l’identità di questa zona popolare del centro. “Il Gentrificatour intende generare un archivio o un banco d’immagini dei cartelli, insegne, segnali al neon, legati alle attività commerciali ancora esistenti nel quartiere, prima della loro sostituzione”, si legge nella web di TXP. “L’idea è quella di creare una capsula del tempo che ci permetta di evaluare le trasformazioni che sta subendo il quartiere, per fare un’analisi comparata degli effetti prodotti dal processo di gentrification, e di renderli visibili”. La fotografa e antropologa di Madrid Victoria HERRANZ, attivista del collettivo TXP, segnala: “Forse Malasaña non esiste più?“. “Forse. O forse esiste ancora, ma in modo diverso rispetto a come la conoscevamo. […] La linea che separa il rinnovamento di un quartiere dalla sua distruzione è troppo sottile. Quando un processo di questo tipo limita le possibilità che hanno gli abitanti al punto di spingere famiglie del quartiere ad andar via, probabilmente qualcosa è andato storto”.
- Todo por la Praxis – pagina web
- Anti-triball: critica, azioni, riflessioni, immagini della campagna organizzata dal collettivo Agip-Pro del centro sociale Patio Maravillas di Madrid. [PAGINA WEB]
- “Gentrificatourtriball” sul blog Paisaje transversal: negociación urbana para la transformación colectiva
- Galleria di foto prese durante l’ultimo Gentrificatourtriball
Geografie concrete: spostamenti e segni sul territorio, “Ciclo Nòmades” con Xavier Ribas
“Las Flores del Rancho” di Tijuana
Parole di donne dalla rivoluzione egiziana
Carnevale Re d’Europa: contro l’addomesticamento della festa
Il massacro di Pinheirinho
- Documentario: Pinheirinho: a verdade nao mora ao lado, del Coletivo de Comunicadores Populares; con un commento sul ruolo del giornalismo indipendente.
- Brigadas Populares, Justiça Global, Comunidades e Movimentos contra a violência, "Pinheirinho: un primo racconto della violenza istituzionale" [PDF]
- Altre notizie: Sgombero di Pinheirinho [video] :: "Chi guadagna con il massacro?" [articolo su Indymedia Brasil] :: Dieci menzogne su Pinheirinho [articolo su OutrasMídias] :: Una settimana dopo il massacro [articolo] :: Diritto, stato e terrore nel caso Pinheirinho [articolo su A arma da crítica] :: Comunicato dei Comitês populares de Copa :: Una settimana prima dello sgombero [testo Alleanza Abitanti]
- Dossier: "Grandi eventi e violazione dei diritti umani in Brasile" [scarica PDF]
- Vedere anche la pagina del Grupo de Geografía Crítica Radical (GESP) dell'Università di Sao Paulo
Istanbul, città senza limiti. Video “Ekümenopolis”
- Ekümenopolis: Ucu Olmayan Şehir (Ecumenopolis: City Without Limits) (2011) di Imre Azem, si proietterà a Barcelona il 15 novembre alle 20 nell'ambito della rassegna Traslaciones al CCCB. Il regista Imre Azem parteciparà alla tavola rotonda Istanbul relatos fuera de campomercoledì 16 alle 19:30. [Trailer1] [Trailer2] [Web]
“Negri” della periferia di Barcellona: giovani dominicani tra stigma e resistenza
“…da sempre i negri lavorano come negri, perché i negri sono quelli che lavorano di più, per vivere come bianchi…” Simón, 16 anni, desde hace 7 en L’Hospitalet (BCN)Los Kitasellos è il nome di uno dei gruppi giovanili della periferia dell'Area Metropolitana di Barcellona con cui lavora l'antropologo Luca Giliberti (Università di Lleida – Ricercatore FPU-ME). Togliersi le etichette ("quitarse los sellos") della differenza, per molti giovani dominicani de L'Hospitalet de Llobregat, significa resistere allo stigma, imposto anche a livello istituzionale, dalla propaganda elettorale, dalle continue retate della polizia, dai quotidiani alla ricerca di bande latine - e trasformare così la discriminazione in emblema di un'identità negra.