trasformazione urbana
Ancora sulla Vila Olímpica di Barcellona
La villeggiatura popolare sulla costa di Barcellona: i ‘bagni’ di Montgat
La vita tra le macerie della Vecchia Nanjing
El Haouma, cioè il quartiere
Antropologia orizzontale sui margini di Barcellona
Heygate era casa nostra
“Com’è perdere la tua casa? Che vuol dire essere ‘rigenerati’, quando ti si chiede di lasciare casa tua senza alternative? Che vuol dire ‘casa’ per la gente che sta in queste situazioni – non è un insieme di memorie, eventi, esperienze e connessioni con gli altri? Come si ‘rigenera’ tutto questo?”
Nel Heygate was Home Digital Archive si raccolgono i testimoni di molti ex abitanti di Heygate, il complesso di case popolari del quartiere Elephant & Castle di Londra, la cui demolizione è iniziata alcuni mesi fa. Era nel posto sbagliato nel momento sbagliato: a meno di un chilometro da Buckingham Palace, negli anni delle Olimpiadi. I suoi abitanti si sono trovati di colpo ad essere investiti nella tipica narrativa demonizzatrice, ingannati dalle autorità competenti, alla fine sbattuti ai quattro angoli dell’area metropolitana. E tutto per essere ‘rigenerati’…
- Southwark notes: Regeneration is violence! blog di critiche e commenti dai quartieri del sud attaccati dalla violenza urbanistica. Un esempio dei loro workshop contro la gentrification.
- Staying put: an anti-gentrification handbook for council estates in London, manuale scritto dalla geografa urbana Loretta Lees!
- “La città che si è privatizzata fino alla morte“, Ian Martin, The Guardian, 24/2/2015: Londra è diventata una collezione improbabile di enormi gadget sessuali puntati verso il cielo: i suoi abitanti si sono rassegnati alla nuvola grigia del commercio, o possono ancora immaginare un futuro migliore?
- “Poveri feticci e povere critiche: il più grande problema della gentrification“, Trespassingassemblies, 27/2/2015: identificare questo fenomeno con gli hipster che si spostano nei quartieri popolari può farci dimenticare che la maggior parte delle espulsioni sono effetti di pianificazioni in cui è lo stato a muovere i fili, in partnership con le grandi compagnie.
I fantasmi di San Berillo
Città diverse si succedono sopra lo stesso suolo e sotto lo stesso nome, scrive Calvino, nascono e muoiono senza essersi conosciute, incomunicabili tra loro. Alle volte anche i nomi degli abitanti restano uguali, e l’accento delle voci, e perfino i lineamenti delle facce; ma gli dèi che abitano sotto i nomi e sopra i luoghi se ne sono andati senza dir nulla e al loro posto si sono annidati dèi estranei. E’ vano chiedersi se essi sono migliori o peggiori degli antichi, dato che non esiste tra loro alcun rapporto… Vi segnaliamo un altro documentario italiano: I fantasmi di San Berillo, di Edoardo Morabito e Irma Vecchio (2013), vincitore al Torino Film Festival. La demolizione di questo antico quartiere del centro di Catania, nel 1958, fu lo sventramento più grande del dopoguerra, legato (come tutto in Italia) alla Società Generale Immobiliare, di proprietà del Vaticano. 30.000 persone furono deportate in periferia. Fu lo stesso anno in cui si proibirono le case chiuse: le prostitute iniziarono a lavorare in clandestinità, e quello che rimase di San Berillo diventò uno dei più grandi red light districts del Mediterraneo. Così la storia del quartiere è continuata per un altro mezzo secolo, finché nel 2001 una nuova operazione di polizia ha cacciato di nuovo prostitute e travestiti dalle loro case e strade. Oggi molti terreni sono ancora vuoti, quando non sono diventati nuove favelas (come mostra questo video del 2012). Il documentario alterna visualmente il presente e il passato del quartiere, e le immagini sono accompagnate dalle affascinanti parole della scrittrice Goliarda Sapienza, nata a San Berillo nel 1924.
…Di chi sono i “mega-eventi”?
Per chi erano le Olimpiadi del 2012 a Londra? Per gli atleti, gli sponsor, gli organizzatori, il pubblico? O forse erano per noi? La nostra amica Gynna Millan (UCL Development Planning Unit; nel 2009 ha presentato una proposta al concorso Repensar Bonpastor) ha lavorato con un collettivo di video-freaks sull’impatto dell'”evento più importante del mondo” sugli spazi, i parchi e i quartieri di Londra. Il risultato è un archivio di videointerviste disponibili sulla pagina di Whose Olympics? e un cortometraggio [vedi trailer]. Due anni dopo, ci chiediamo di nuovo: la Coppa del Mondo del 2014 in Brasile, per chi sarà? “A copa do mundo nao e nossa“, scrivono degli architetti di Río Grande do Sur, citando Platone. I mega-eventi sono trasnazionali, come anche le proteste; ma il discorso della globalizzazione, che trasforma ogni fenomeno locale in un capitolo della stessa storia globale, nenche questo è nostro! Come riflettevamo in un incontro recente dell’OACU di Barcellona (dove ovviamente abbiamo il precedente dei Giochi del 1992), più che le somiglianze ci interessano le differenze: l’antropologia deve mantenere un occhio sulle corrispondenze e interrelazioni a livello “macro”, però esplorare soprattutto le articolazioni locali, l’incommensurabilmente “micro” – ciò che non si può confrontare, le particolarità di ogni storia, luogo, evento, e l’impatto specifico di ogni fenomeno su ogni singolo territorio.
- “Coppa per chi?“, campagna dei Comités populars da copa (Ancop), e video “Chi vince a questo gioco?”, sulla web dell’Observatório das metrópoles :: “La coppa del mondo è nostra?“, lavoro di Jessica D’Elias sugli sfratti ad Itaquera (Sao Paulo), sul blog dell’urbanista Rachel Rolnik :: “A Caminho da Copa“, videodocumental, 2012.
- Luís Edoardo SOAREZ, antropologo brasiliano: “Lo que sé y lo que no sé sobre las manifestaciones en Brasil“ [in italiano su NapoliMonitor] :: Raúl Zibechi, giornalista uruguayo: “Perché la coppa del mondo ci fa indignare” su LaVaca.com
- Megaeventi sportivi e violazioni dei diritti umani in Brasile: articolo di Fabiola Ortiz su PeriodismoHumano.com, e intervista a Sonia Fleury su Brasildefato, a proposito del Dossier preparato dai Comités popular da copa [PDF] :: Articolo e intervista video con l’economista e sociologo Carlos Vainer, sui conflitti relativi ai grandi eventi: si noti il riferimento alla trasformazione di Barcellona.
- Mauro Castro COMA (2012) “Del sueño olímpico al proyecto Porto Maravilha: el ‘eventismo’ como catalizador de la regeneración”. Urbe, v.3, n.2. [PDF] :: Magrinyà e Maza (2005) “Tinglados de Bar-ce-lo-na: la incorporación del puerto”, Scripta Nova, 139 [link] :: e non vi perdete questo gioiello: “Barcelona Brasil group: Bcn è la nostra ispirazione e Maragall il mio idolo“.
- Letizia GIANNELLA, geografa brasiliana ora a Barcellona: Consideraciones sobre las protestas (2013) sul blog di Manuel Delgado.
- Un articolo di Nazaret Castro sui Mondiali e le Olimpiadi a Rio, sul blog di Intensificant vides nervioses (molto “affine” al nostro!)
Homegrown cities: questo sì che è sviluppo sostenibile
Gli attivisti del collettivo URBZ (dei quali abbiamo parlato in un vecchio post), stanno promovendo una campagna di crowdfunding per sviluppare un pezzo di terra a Bhandup, periferia nordest di Mumbai, dove costruire una casa sostenibile e compatibile con gli stili di costruzione locali. La casa, “home-grown” e realizzata insieme a costruttori autoctoni verrà venduta a un prezzo ragionevole per gli abitanti, e con il ricavato si finanzieranno nuovi progetti analoghi.…