Guerra e gentrification in Kurdistan

17/10/2016 admin 0

La gentrification e la pulizia etnica usano le stesse tecniche, gli stessi macchinari; la portata e l’intensità sono diversi, ma gli obiettivi e le strategie simili. Lo vediamo in Turchia: mentre a Istanbul il governo demolisce i gecekondu e altri quartieri popolari per aprire nuovi spazi per il commercio e per i ricchi, nel Kurdistan occupato sgombera gli abitanti tradizionali promovendo il turismo e il miglioramento estetico delle città storiche. Nella capitale, la città di Amed, che il governo turco chiama Diyarbakir, il quartiere storico di Sur sta soffrendo un “urbicidio’, con più di 30,000 sfrattati e il 70% di edifici demoliti.

Sull’altra sponda del Tigris (che in curdo si chiama Dicle) gli abitanti del quartiere Fiskaya ancora lasciano le porta aperte. Si conoscono tra loro, e vivono il collettivismo come un fatto naturale. Ma le strade sono ripide, strette, e difficili da transitare per la polizia; inoltre gli abitanti sono quasi tutti votanti del partito pro-curdo HDP e simpatizzanti del PKK di Abdullah Ocalan. Per questo il quartiere rappresenta un problema per il governo turco, che lo affronta proprio come a Istanbul (ad esempio, nei quartieri di Sulukulé e Tarlabase): offrendo agli abitanti appartamenti nei nuovi palazzi di edilizia popolare TOKI, in cima alla montagna. Molti li accettano come un modo per superare la scomodità della vita nelle loro vecchie case; altri invece vedono tutto il progetto come un attacco alla cultura della loro comunità, attraverso la distruzione del quartiere, il rinnovamento urbano e la “rigenerazione”, insieme all’anonimato in cui gli abitanti si troveranno rinchiusi dopo il trasloco nei nuovi palazzi.

Una città morta

21/01/2015 admin 0

Come in un gioco di scatole cinesi, in questo documentario non solo si mostra magistralmente la corruzione istituzionale e politica sulla quale si basa la montatura orchestrata dalla polizia e chiamata ‘4F’, iniziato il 4 febbraio 2006 nella calle Sant Pere Més Baix di Barcelona, ma la comprensione dell’orrore si estende in circoli concentrici sempre più ampi, dalla polizia, alla magistratura, alla stampa, ai servizi sociali, al comune, alla violenza urbanistica, in breve, al potere in sé. …

La caduta dell’impero romano

26/12/2014 admin 0
La rete criminale tessuta sulla capitale italiana si basava sull'attribuzione preferenziale di appalti e coinvolgeva funzionari, politici di sinistra e di destra, cooperative sociali 'rosse', bande neofasciste, giornalisti e l'antico e violento gruppo mafioso conosciuto come la "banda della Magliana".

Sydney città (post)coloniale

22/11/2014 admin 0
In occasione della pubblicazione della web del gruppo di studio Australian 'Ndrangheta di UCL, di cui fa parte il nostro amico Stephen BENNETTS, segnaliamo una serie di video e testi interessantissimi dall'altro lato del mondo, su temi come l'espulsione degli aborigeni dalle terre tradizionali e dai quartieri urbani come Redfern.

Decostruire le radici coloniali della pianificazione

28/12/2013 admin 0
Che la pianificazione in sé avesse a che fare con il colonialismo, ce n'eravamo accorti da tempo. Ma ancora non avevamo trovato una prospettiva così completa come quella sviluppata dall'urbanista australiana Libby PORTER, che ha studiato l'uso della pianificazione come strumento di esclusione spaziale degli aborigeni, cioè, l'urbanismo come complemento e continuazione del colonialismo.
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Ricette per la intercultura da Bilbao

15/07/2012 admin 0
Arroces del Mundo, Munduko Arrozak, è una festa popolare che si celebra dal 2004 nel quartiere di San Francisco di Bilbao (Paese Basco). Questo barrio, separato dal centro dall'estuario e dalla ferrovia, è quattro volte più denso del resto della città: storicamente stigmatizzato come ghetto, legato alla prostituzione, considerato zona marginale e di passaggio, marcato dalla presenza dei migranti, e ultimamente obbiettivo di un intenso processo di gentrification. La festa è il risultato di un lavoro in rete portato avanti per anni dalla Coordinadora de Grupos de Bilbao la Vieja, San Francisco y Zabala, un insieme di gruppi ed individui nato per incidere sul Piano di rinnovamento del quartiere progettato dal Comune: tutte persone che già avevano realizzato vari progetti di comunicazione sociale. Questa iniziativa non mira solo a denunciare la situazione di abbandono del quartiere, ma anche a spingere per un'interculturalità basata sull'autogestione: gli organizzatori sottolineano come, durante la festa, quanta più gente partecipa, meno conflitti ed incidenti si verificano - smentendo con la pratica la paranoia della sicurezza che le istituzioni usano per aumentare la presenza di polizia nel quartiere.
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“Negri” della periferia di Barcellona: giovani dominicani tra stigma e resistenza

26/10/2011 admin 0
…da sempre i negri lavorano come negri, perché i negri sono quelli che lavorano di più, per vivere come bianchi…” Simón, 16 anni, desde hace 7 en L’Hospitalet (BCN)
Los Kitasellos è il nome di uno dei gruppi giovanili della periferia dell'Area Metropolitana di Barcellona con cui lavora l'antropologo Luca Giliberti (Università di Lleida – Ricercatore FPU-ME). Togliersi le etichette ("quitarse los sellos") della differenza, per molti giovani dominicani de L'Hospitalet de Llobregat, significa resistere allo stigma, imposto anche a livello istituzionale, dalla propaganda elettorale, dalle continue retate della polizia, dai quotidiani alla ricerca di bande latine - e trasformare così la discriminazione in emblema di un'identità negra.
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Razzismo a “Santako”

07/08/2011 admin 0
Sei municipi intorno a Barcellona - Hospitalet, Badalona, Terrassa, Sabadell, Mataró, Santa Coloma de Gramenet - sono tra le dieci città più popolate della Catalogna. Ma solo a Hospitalet e Santa Coloma la densità di popolazione è così alta da superare quella di Barcellona, città compatta per eccellenza. Il caos urbanistico che caratterizza Santa Coloma de Gramenet è il risultato diretto della speculazione edilizia e della corruzione politica: e il razzismo persistente di alcuni settori della popolazione è l'altra faccia della mancanza di spazio e dell'incredibile diversità di origini che caratterizza la popolazione di Santako. Però se all'inizio del 20º secolo coloro che rifiutavano i "mursiani" della zona delle casas baratas almeno potevano vantare origini locali e lingua catalana, in questo secolo quelli che rifiutano e boicottano gli arabi, i cinesi, i latinoamericani, i rumeni della città sono essi stessi - in gran parte - migranti di seconda generazione. Il video Mézquita no! (2005) racconta il conflitto esploso per l'apertura di una moschea nel quartiere Singuerlín.