Delle
favelas brasiliane abbiamo generalmente un'idea distorta, condizionata dagli stereotipi e dal cinema. Spesso
la povertà non si presenta sotto la forma fisicamente visibile di condizioni igieniche degradate o di gravi deficit di infrastrutture. L'istituzionalizzazione ed il riconoscimento pubblico di molti movimenti critici, dell'epoca della dittatura, ha elevato a sistema alcune relazioni puramente
assistenzialiste che questi gruppi, ora sotto la forma di ONG, esercitano nei quartieri più poveri. Il loro lavoro continuo e finanziato durante gli ultimi decenni è riuscito a migliorare molti degli aspetti visibili della vita dei quartieri poveri; però
compromettendo profondamente l'autonomia e la capacità autorganizzativa degli abitanti. Le comunità vengono ridotte alla dipendenza, e rimangono esposte ed incapaci di difendersi da sole dai pericoli.
Nella
favela Monte Azul di São Paulo, studiata da Fabiana Valdoski, un gruppo di tedeschi d'ispirazione antroposofica costituirono l'ONG Associação Comunitária Monte Azul, che controlla tutte le attività di miglioramento e "sviluppo" del quartiere. Però quando la
favela è diventata interessante per la
criminalità organizzata, che è iniziata a penetrare a Monte Azul nel 2008, né gli abitanti avevano più le capacità organizzative per impedirlo, né l'ONG ha potuto farci nulla.