resistenze
La città e la pelle: spazio publico e spazio pudico
Cartografie della città capitalista
Il gruppo di studi antropologici La Corrala ha appena pubblicato questo libro collettivo in cui si analizza la trasformazione urbana di nove città dello Stato spagnolo: Barcelona, Tarragona Mallorca, Valencia, Murcia, Siviglia, Cadice e Granada. “Ogni capitolo include un’analisi di come si è strutturata la città, concentrandosi su uno o più aspetti di ognuna, e anche uno sguardo alle resistenze degli abitanti e dei cittadini che sono sorte in risposta ai conflitti generati dai diversi interventi urbani. Dopo questa mappa statale del disastro, l’epelogo “Del plano al mapa” cerca di confrontare e sintetizzare le principali dinamiche esposte nei vari capitoli sul modello egemone di città capitalista. Chiude il libro l’interessante sintesi del lavoro realizzato dal collettivo audiovisuale Left Hand Rotation con il laboratorio Gentrificación no es un nombre de señora in diverse città del mondo. LINK PER SCARICARE IL LIBRO IN PDF QUI
- Pagina del gruppo La Corrala :: Video di promozione del libro su Vimeo :: Pagina del crowdfunding :: Articolo sul blog Seres Urbanos de El Paìs
Idroscalo di Ostia, quartiere autocostruito sul litorale di Roma
Repensar Bonpastor: finalmente il libro!
City Life: da vittime della crisi a attivisti contro la speculazione
A Boston, dove si concentrano molte delle università più importanti del mondo, nonché le sedi di corporazioni finanziarie che reggono le fila dell’economia mondiale, la disparità sociale è oggi la più alta degli Stati Uniti: a Roxbury, Dorchester o East Boston, a molti km di distanza da Harvard e il MIT, migliaia di latinoamericani, afroamericani o caraibici vivono in condizioni di miseria che non hanno uguali in nessuna città dell’Europa occidentale. …
Resistere è vincere: 10 anni nel Forat
C’è vita in laguna
Ciudad Meridiana… esiste!
La storia del quartiere di Ciudad Meridiana è un’ottima sintesi della schizofrenia urbanistica di Barcellona. Costruito negli anni ’60 su un terreno che era stato considerato troppo umido per farci un cimitero, senza servizi né infrastrutture, isolato e poco abitabile però con un forte attivismo sociale, è stato sempre un territorio problematico e sconosciuto al resto della città: molti dei suoi abitanti hanno iniziato a lasciarlo già negli anni ’80, in cerca di un miglioramento sociale e spaziale, superando il decennio in cui il quartiere aveva toccato l’apice della sua popolazione. Dal 2001, con la “bolla immobiliare” che avvolgeva la Spagna e la Catalogna, iniziarono ad arrivare i migranti, con mutui a garanzie incrociate e altre amenità inventate dalle banche per “infiltrarsi nel mondo dei poveri urbani”, come scrive l’antropologo Jaime PALOMERA che ha studiato questo processo. Dopo, già in piena crisi, si è riparlato di Ciudad Meridiana come villa sfratti, e ora di nuovo come quartiere di attivismo e occupazioni. In questi giorni c’è stato un dibattito significativo: il Comune propone di costruire lì un innovativo “FabLab” connesso al MIT, ma gli abitanti richiedono lo stesso spazio per una mensa autogestita per far fronte alla miseria crescente in cui versano molte famiglie [vedi l’articolo].
- Jaime PALOMERA (2013) “How did finance capital infiltrate the world of the urban poor: home ownership and social fragmentation”, International Journal of Urban and Regional Research [scarica il pdf – articolo su Wiley]
- Fotoreportage su Diagonal: “Infiernos y solidaridades en Ciudad Meridiana“
- ALBUM DI FOTO di Ciudad Meridiana di José Mansilla, 2013 (e una del 1966).
- Sulla stampa: La Directa “Resistenza a Villa Sfratti” :: Lavanguardia.com “¿Inventar o comer?” :: elperiodico.com “Arroz, aceite y leche, o I+D” :: Elpais.com “Ciudad desahucio”, 20minutos “Villa desahucio” , Abc.com “Tres familias desahuciadas se instalan en el bloque okupado”
- Links: Associació de Veins de Ciutat Meridiana :: Associació 500×20 Prou Especulacio; :: Qualche domanda all’Associació 500×20 [in PDF]
Congresso a Bologna: le dimensioni soggettive della vulnerabilità
Il 5 ottobre a Bologna si riunirà per la seconda volta, dopo l’incontro di fondazione a Parigi, la Rete di Valutazione delle dimensioni soggettive della vulnerabilità (REDISUV) Cile-Europa. Le reiterate catastrofi naturali in Cile hanno fatto presente il bisogno di studiare più sistematicamente le soggettività delle persone coinvolte, sempre prodotto di delle condizioni sociali, economiche e politiche particolari. Il programma del congresso prevede interventi centrati sui disastri naturali, ma anche uno sguardo alla vulnerabilità “urbana” prodotto delle politiche neoliberali come quelle che il nostro gruppo ha studiato a Barcellona.
- Bologna, giovedì 5 settembre 10-18: “Vite invisibili: dimensioni soggettive della vulnerabilità sociale“, programma in PDF.
- Davide Olori (2013) “Riprendersi il centro per opporsi alle espulsioni: il caso degli Immobili Recuperati Autogestiti a Santiago del Cile” [PDF]. “L’urgenza delle occupazioni post-terremoto ha fatto sì che il processo aggregasse organizzazioni informali (vicinato, parentela, lavorative) con alcune formali (politiche, partitiche) generando dinamiche di frattura e ricomposizione tra interessi, gerarchie e relazioni…”
- Fabio Carnelli ha studiato etnograficamente le conseguenze del terremoto de L’Aquila alcuni anni dopo: la soluzione “militarizzata” non ha fatto altro che riacutizzare il trauma, ed aumentare la vulnerabilità della popolazione. Si veda Sismografie sulla web di Il lavoro culturale. E anche quest’articolo di Rita Ciccaglione, un anno dopo il sisma in Emilia Romagna.
- Caterina Borelli ha appena pubblicato su academia.edu la sua Tesi su Sarajevo: “La ciudad post-traumática” (vedi anche questo post)
- Stefano Portelli (2013), “Spatial reordering and social pathology in the periphery of Barcelona: the social impact of urban transformation”, intervento al XXI congresso dell’International Social Theory Consortium, Copenhagen, 26-27 giugno [Prossimamente!]
Due città nella stessa Lisbona
Memorie di resistenza: la Flor de Maig
La storia di Barcellona si può raccontare a partire dalle sue trasformazioni: dai piani urbanistici, i progetti ed i lavori, insomma, concentrandosi su ciò che muta. Ma si può anche raccontare a partire da ciò che rimane, attraverso gli elementi che sopravvivono, che sussistono nella voragine originata dalle lotte sul territorio. Alcuni elementi – parchi, piazze, edifici, angoli – come dicevano i sociologi urbani classici, mantengono un’identità, delle relazioni ed un significato popolare enorme. È il caso della Flor de Maig, la sede emblematica di una delle grandi cooperative operaie del secolo XIX e XX, che è portatrice della memoria di Poblenou: non una memoria qualunque, ma la memoria di una resistenza. Sin dal 2012, alcuni abitanti del quartiere ne hanno recuperato l’edificio, per trasformarlo in un luogo di denuncia contro la direzione di Barcellona come città neoliberista, o, come dice la loro web: per rispondere ai bisogni, alle sfide ed ai desideri insoddisfatti nella società capitalista attuale. Ci riusciranno?
- José MANSILLA (2013) “Nunca nos fuimos. Frontera, Memoria y Resistencia en la Flor de Maig”, Intervento alle III Jornades Doctorals d’Antropologia Social. Universitat de Barcelona, 5 e 6 Giugno 2013. Barcelona.
- Pagina web dell’Ateneu Flor de Maig :: Video del giorno dell’apertura :: Foto del centenario sulla pagina dell’Archivio Storico di Poblenou :: Un po’ di storia dell’Ateneu sulla pagina Històries del Poblenou: parte1 – parte2
- Isaac MARRERO (2003) ¿Del Manchester catalán al SOHO barcelonés? La renovación del barrio del Poblenou en Barcelona y la cuestión de la vivienda.
- Sulle cooperative operaie di Barcelona: Marc DALMAU, Iván MIRÓ, Dolors MARÍN (2010), Les cooperatives obreres de Sants: autogestió proletària en un barri de Barcelona (1870-1939), Barcelona: La ciutat invisible.
- I nostri lavori su Poblenou (2006): “El Pla de la Ribera: el veïnat contra la dictadura” :: Entrevistes a Can Ricart :: Video “Des del Ressentiment o la batalla de Can Ricart” :: Mapa de afectació de Can Ricart :: Altri post su Poblenou
Di chi sono i “mega-eventi”?
Per chi erano le Olimpiadi del 2012 a Londra? Per gli atleti, gli sponsor, gli organizzatori, il pubblico? O forse erano per noi? La nostra amica Gynna Millan (UCL Development Planning Unit; nel 2009 ha presentato una proposta al concorso Repensar Bonpastor) ha lavorato con un collettivo di video-freaks sull’impatto dell'”evento più importante del mondo” sugli spazi, i parchi e i quartieri di Londra. Il risultato è un archivio di videointerviste disponibili sulla pagina di Whose Olympics? e un cortometraggio [vedi trailer]. Due anni dopo, ci chiediamo di nuovo: la Coppa del Mondo del 2014 in Brasile, per chi sarà? “A copa do mundo nao e nossa“, scrivono degli architetti di Río Grande do Sur, citando Platone. I mega-eventi sono trasnazionali, come anche le proteste; ma il discorso della globalizzazione, che trasforma ogni fenomeno locale in un capitolo della stessa storia globale, nenche questo è nostro! Come riflettevamo in un incontro recente dell’OACU di Barcellona (dove ovviamente abbiamo il precedente dei Giochi del 1992), più che le somiglianze ci interessano le differenze: l’antropologia deve mantenere un occhio sulle corrispondenze e interrelazioni a livello “macro”, però esplorare soprattutto le articolazioni locali, l’incommensurabilmente “micro” – ciò che non si può confrontare, le particolarità di ogni storia, luogo, evento, e l’impatto specifico di ogni fenomeno su ogni singolo territorio.
- “Coppa per chi?“, campagna dei Comités populars da copa (Ancop), e video “Chi vince a questo gioco?”, sulla web dell’Observatório das metrópoles :: “La coppa del mondo è nostra?“, lavoro di Jessica D’Elias sugli sfratti ad Itaquera (Sao Paulo), sul blog dell’urbanista Rachel Rolnik :: “A Caminho da Copa“, videodocumental, 2012.
- Luís Edoardo SOAREZ, antropologo brasiliano: “Lo que sé y lo que no sé sobre las manifestaciones en Brasil“ [in italiano su NapoliMonitor] :: Raúl Zibechi, giornalista uruguayo: “Perché la coppa del mondo ci fa indignare” su LaVaca.com
- Megaeventi sportivi e violazioni dei diritti umani in Brasile: articolo di Fabiola Ortiz su PeriodismoHumano.com, e intervista a Sonia Fleury su Brasildefato, a proposito del Dossier preparato dai Comités popular da copa [PDF] :: Articolo e intervista video con l’economista e sociologo Carlos Vainer, sui conflitti relativi ai grandi eventi: si noti il riferimento alla trasformazione di Barcellona.
- Mauro Castro COMA (2012) “Del sueño olímpico al proyecto Porto Maravilha: el ‘eventismo’ como catalizador de la regeneración”. Urbe, v.3, n.2. [PDF] :: Magrinyà e Maza (2005) “Tinglados de Bar-ce-lo-na: la incorporación del puerto”, Scripta Nova, 139 [link] :: e non vi perdete questo gioiello: “Barcelona Brasil group: Bcn è la nostra ispirazione e Maragall il mio idolo“.
- Letizia GIANNELLA, geografa brasiliana ora a Barcellona: Consideraciones sobre las protestas (2013) sul blog di Manuel Delgado.
- Un articolo di Nazaret Castro sui Mondiali e le Olimpiadi a Rio, sul blog di Intensificant vides nervioses (molto “affine” al nostro!)
Assemblea Mondiale degli Abitanti al FSM di Tunisi
Dal 26 al 30 marzo, a Tunisi, nel quadro del Forum Sociale Mondiale, si sta svolgendo l’Assemblea Mondiale degli Abitanti (AMA), organizzata dalle reti International Alliance of Inhabitants, Habitat International Coalition, a No-Vox. Ecco il programma; in preparazione dell’AMA, l’Alleanza Internazionale Abitanti ha realizzato il progetto visuale Memoria degli abitanti, raccogliendo centinaia di interviste ad attivisti per il diritto alla casa in 4 continenti. Aggiungiamo qualche riflessione sul Forum stesso, previsto in tempi di euforia generalizzata, ma che ora trova una realtà sociale molto complessa: L’altermondialismo cerca nuova aria a Tunisi, dal blog Tunisie Libre; WSF to blast austerity, Yasmine Ryan su Aljazeera; What I learned about feminism from a Moroccan men’s chorus, Maria Poblet su In these times; e One year after the revolution su Nawaat.…
In occasione dell’elezione di un nuovo papa…
Il discorso de la grande Manuela Trasobares [altro su di lei] durante la protesta contro la visita di Joseph Ratzinger a Barcellona, il 7 novembre del 2010, in un video fatto dal nostro amico Jordi Secall [sul suo blog]: la “mama” ci dà la linea sulla chiesa, lo stato, la storia… ricordandoci di quando, a Barcellona, su tutte queste cose avevamo le idee molto più chiare. [video originale sul blog di jordi secall :: versione ridotta su youtube, sottotitolata in SPAGNOLO, ITALIANO e INGLESE!]…