Ancora sulla Vila Olímpica di Barcellona

15/09/2016 admin 0
La Vila Olímpica è considerata la più importante operazione urbanistica realizzata a Barcellona nel XX secolo. Per realizzare la sua costruzione si demolirono edifici obsoleti e si cacciarono i loro abitanti, come nelle riforme igieniste del XIX secolo. Ma le memorie esiliate hanno sopravvissuto all'urbicidio, e recuperano la loro esistenza ogni volta che gli sfrattati tornano sui luoghi recuperati.

City Life: da vittime della crisi a attivisti contro la speculazione

23/03/2016 admin 0

A Boston, dove si concentrano molte delle università più importanti del mondo, nonché le sedi di corporazioni finanziarie che reggono le fila dell’economia mondiale, la disparità sociale è oggi la più alta degli Stati Uniti: a Roxbury, Dorchester o East Boston, a molti km di distanza da Harvard e il MIT, migliaia di latinoamericani, afroamericani o caraibici vivono in condizioni di miseria che non hanno uguali in nessuna città dell’Europa occidentale. …

Antropologia orizzontale sui margini di Barcellona

31/03/2015 admin 0
"La ciudad horizontal", libro di Stefano Portelli (Bellaterra, 2015), sulle casas baratas di Bon Pastor, un quartiere in cui fare ricerca è impossibile senza mettersi in gioco, senza rompere le barriere tra ricercatori e ricercati, senza svelare i veri obiettivi che muovono allo studio. Che in questo caso sono chiari: influire sulla pianificazione urbana, fermare la demolizione delle casas baratas, rivendicare che le decisioni sulle trasformazioni dei territori appartengano ai loro abitanti.
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Heygate era casa nostra

14/03/2015 admin 0

Com’è perdere la tua casa? Che vuol dire essere ‘rigenerati’, quando ti si chiede di lasciare casa tua senza alternative? Che vuol dire ‘casa’ per la gente che sta in queste situazioni – non è un insieme di memorie, eventi, esperienze e connessioni con gli altri? Come si ‘rigenera’ tutto questo?”

Nel Heygate was Home Digital Archive si raccolgono i testimoni di molti ex abitanti di Heygate, il complesso di case popolari del quartiere Elephant & Castle di Londra, la cui demolizione è iniziata alcuni mesi fa. Era nel posto sbagliato nel momento sbagliato: a meno di un chilometro da Buckingham Palace, negli anni delle Olimpiadi. I suoi abitanti si sono trovati di colpo ad essere investiti nella tipica narrativa demonizzatrice, ingannati dalle autorità competenti, alla fine sbattuti ai quattro angoli dell’area metropolitana. E tutto per essere ‘rigenerati’…

Sydney città (post)coloniale

22/11/2014 admin 0
In occasione della pubblicazione della web del gruppo di studio Australian 'Ndrangheta di UCL, di cui fa parte il nostro amico Stephen BENNETTS, segnaliamo una serie di video e testi interessantissimi dall'altro lato del mondo, su temi come l'espulsione degli aborigeni dalle terre tradizionali e dai quartieri urbani come Redfern.

Resistere è vincere: 10 anni nel Forat

23/06/2014 admin 0
Sono passati dieci anni da quella notte memorabile quando, dopo molti mesi in cui sopportavamo la sfacciataggine dei signorotti del comune, l'assedio continuo della polizia e la prepotenza degli imprenditori immobiliari, finalmente gli abbiamo restituito il colpo. Quando varie centinaia di abitanti e gente solidale sono riusciti a demolire il muro con cui il sindaco Joan Clos aveva ordinato di imprigionare il Forat de la Vergonya, abbiamo capito che la rivolta non è altro che l'ultimo atto di razionalità possibile di fronte a un ordine governativo basato sul saccheggio di quello che è comune.

Ciudad Meridiana… esiste!

05/10/2013 admin 0

La storia del quartiere di Ciudad Meridiana è un’ottima sintesi della schizofrenia urbanistica di Barcellona. Costruito negli anni ’60 su un terreno che era stato considerato troppo umido per farci un cimitero, senza servizi né infrastrutture, isolato e poco abitabile però con un forte attivismo sociale, è stato sempre un territorio problematico e sconosciuto al resto della città: molti dei suoi abitanti hanno iniziato a lasciarlo già negli anni ’80, in cerca di un miglioramento sociale e spaziale, superando il decennio in cui il quartiere aveva toccato l’apice della sua popolazione.  Dal 2001, con la “bolla immobiliare” che avvolgeva la Spagna e la Catalogna, iniziarono ad arrivare i migranti, con mutui a garanzie incrociate e altre amenità inventate dalle banche per “infiltrarsi nel mondo dei poveri urbani”, come scrive l’antropologo Jaime PALOMERA che ha studiato questo processo. Dopo, già in piena crisi, si è riparlato di Ciudad Meridiana come villa sfratti, e ora di nuovo come quartiere di attivismo e occupazioni. In questi giorni c’è stato un dibattito significativo: il Comune propone di costruire lì un innovativo “FabLab” connesso al MIT, ma gli abitanti richiedono lo stesso spazio per una mensa autogestita per far fronte alla miseria crescente in cui versano molte famiglie [vedi l’articolo].

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Il protettore di Phnom Penh

21/09/2013 admin 0

Questa è la statua di “Nak Ta Ma Chas Day”, spirito protettore della città di Phnom Penh. Teoricamente è il proprietario delle sue terre, anche se nessuno gli offre mai un incenso, né una preghiera. Sarà per questo che, a quanto pare, ultimamente non stia facendo un gran lavoro. Edifici sproporzionati sorgono casualmente e all’improvviso; la famiglia Sokha, una delle più potenti del paese, costruisce quando e dove vuole; e la polizia, ogni tanto, ancora uccide i dissidenti. Per non parlare della gestione della memoria del genocidio: solo di recente, oltre 30 anni dopo, le istituzioni locali ed internazionali stanno faticosamente riconoscendo il lavoro straordinario svolto dai guaritori tradizionali, nel trasformare i milioni di fantasmi che aleggiano su tutta la Cambogia in “antenati” delle comunità, e protettori delle sue terre.

  • Due articoli MOLTO INTERESSANTI sulla gestione della memoria: Maurice EISENBRUCH (2006), “The uses and abuses of culture: Cultural competence in post-mass crime peacebuilding in Cambodia” [PDF] :: Anne Yvonne GUILLOU (2012), “An alternative memory of the Khmer rouge genocide: the dead of the mass graves and the land guardian spirits” [PDF] :: e anche la web di M. Eisenbruch
  • Qualche testo sulla città: Sylvia NAM (2011) “Phnom Penh: From the Politics of Ruin to the Possibilities of Return” [link] :: Thomas KOLNBERGER (2012) “Between Mobility and Immobility: Traffic and Public Space in Phnom Penh” (nice photos) [link] :: AbdouMaliq SIMONE (2008) “The Politics of the Possible: Making Urban Life in Phnom Penh”, [link]
  • Un video, ormai un classico: “We Want (u) To Know(2011) di Ella PUGLIESE [il facebook è più aggiornato] – è il risultato di un progetto di videoantropologia partecipativa attraverso la memoria oscura della Cambogia post-traumatica; ha ricevuto il Community Cinema Award nell’ottobre 2013 al festival internazionale di Yamagata!
  • Khan Saret, Tanja Schunert, “Exploring the Utilization of Buddhist Practices in Counseling for Two Different Groups of Service Providers (Monks and Psychologists) in Cambodia” [PDF], articolo al quale ha collaborato la nostra amica Judith STRASSER, tra le organizzatrici del congresso “Mental Health of Khmer Rouge Survivors and Their Descendants” (2010)
  • Fabienne LUGO (2002) Between a Tiger and a Crocodile: Management of Local Conflicts in Cambodia, an anthropological approach to traditional and new practices, UNESCO [PDF]

Homegrown cities: questo sì che è sviluppo sostenibile

21/06/2013 admin 0

Gli attivisti del collettivo URBZ (dei quali abbiamo parlato in un vecchio post), stanno promovendo una campagna di crowdfunding per sviluppare un pezzo di terra a Bhandup, periferia nordest di Mumbai, dove costruire una casa sostenibile e compatibile con gli stili di costruzione locali. La casa, “home-grown” e realizzata insieme a costruttori autoctoni verrà venduta a un prezzo ragionevole per gli abitanti, e con il ricavato si finanzieranno nuovi progetti analoghi.…

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“Gentrificatour” fotografico critico nel quartiere di Malasaña, Madrid

01/03/2013 admin 0

Il 9 febbraio scorso il collettivo di madrid Todo por la praxis (TXP) ha organizzato la prima delle sue passegiate fotografiche critiche sul processo di gentrification che si sta verificando nel centro di Madrid, e più precisamente nei quartieri emblematici di Malasaña e Chueca. Un gruppo di commercianti e agenzie immobiliarie, avidi di nuovi investimenti in un’epoca di tagli e contrazione economica, hanno messo in marcia una dinamica di “gentrification programmata” appoggiata dal Comune, che li ha portati a ribattezzare la zona “Triangolo Ballesta” (TriBall). Ne è venuta fuori una nuova marca Triball, che si ispira a zone commerciali di New Yark come Soho o Tribeca, e che tende a sostituire e sopprimere l’identità di questa zona popolare del centro. “Il Gentrificatour intende generare un archivio o un banco d’immagini dei cartelli, insegne, segnali al neon, legati alle attività commerciali ancora esistenti nel quartiere, prima della loro sostituzione”, si legge nella web di TXP. “L’idea è quella di creare una capsula del tempo che ci permetta di evaluare le trasformazioni che sta subendo il quartiere, per fare un’analisi comparata degli effetti prodotti dal processo di gentrification, e di renderli visibili”. La fotografa e antropologa di Madrid Victoria HERRANZ, attivista del collettivo TXP, segnala: Forse Malasaña non esiste più?. “Forse. O forse esiste ancora, ma in modo diverso rispetto a come la conoscevamo. […] La linea che separa il rinnovamento di un quartiere dalla sua distruzione è troppo sottile. Quando un processo di questo tipo limita le possibilità che hanno gli abitanti al punto di spingere famiglie del quartiere ad andar via, probabilmente qualcosa è andato storto”.

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Le chiamano ancora baracche

09/02/2012 admin 0
La gentrification a Roma si estende in circoli concentrici intorno al buco nero del centro storico, attaccando quartieri che fino a poco tempo fa erano considerati periferie. A Tor Pignattara, il quartiere più densificato e poliglotta di Roma, gli speculatori dividono i palazzi in unità sempre più piccole, e minacciano le poche casette che rimangono: le continuano a chiamare "baracche" per legittimare la loro progressiva demolizione e sostituzione con nuovi palazzi. Criminalità organizzata e neofascismo si estendono su un territorio storicamente "rosso", mentre i politici approvano un "Piano casa" che non ha nulla di urbanistico, tranne la legalizzazione delle speculazioni edilizie. Però anche la resistenza comincia a riorganizzarsi.
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Il massacro di Pinheirinho

31/01/2012 admin 0
La mattina del 22 gennaio 2012, 2000 agenti della polizia militare - con elicotteri, carri armati, cavalli, lacrimogeni - cominciarono lo sgombero della favela di Pinheirinho, a Sao Paulo (Brasil). Quasi 10.000 persone vivevano lì da 8 anni, ed avevano appena regolarizzato la loro situazione abitativa; l'operazione è stata promossa da un'impresa il cui propietario aveva dovuto abbandonare il paese per crimini fiscali nel 1990, e che vuole speculare sul terreno tenendolo vuoto. In preparazione alla Coppa del Mondo 2014 e delle Olimpiadi del 2016, circa 170.000 persone in tutto il Brasile sono minacciate di sgombero. Gli abitanti di Pinheirinho resistettero duramente, e lo sgombero provocò almeno 7 morti, e decine di feriti ed arrestati. Agli sfollati - ora ammassati in chiese o palestre - si offriranno case popolari; ma "coloro che si occupano di costruire case popolari sono parte della stessa élite sanguinaria, bugiarda e piena di pregiudizi che i governanti..."
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Istanbul, città senza limiti. Video “Ekümenopolis”

15/11/2011 admin 0
"A Istanbul abbiamo superato i limiti ecologici, abbiamo superato i limiti della popolazione, abbiamo superato i limiti economici. Se mi chiedi dove ci porterà tutto questo, ti rispondo citando Doğan Kuban: al caos" Mücella Yapıcı, architetto.