Antropologia orizzontale sui margini di Barcellona

31/03/2015 admin 0
"La ciudad horizontal", libro di Stefano Portelli (Bellaterra, 2015), sulle casas baratas di Bon Pastor, un quartiere in cui fare ricerca è impossibile senza mettersi in gioco, senza rompere le barriere tra ricercatori e ricercati, senza svelare i veri obiettivi che muovono allo studio. Che in questo caso sono chiari: influire sulla pianificazione urbana, fermare la demolizione delle casas baratas, rivendicare che le decisioni sulle trasformazioni dei territori appartengano ai loro abitanti.

La caduta dell’impero romano

26/12/2014 admin 0
La rete criminale tessuta sulla capitale italiana si basava sull'attribuzione preferenziale di appalti e coinvolgeva funzionari, politici di sinistra e di destra, cooperative sociali 'rosse', bande neofasciste, giornalisti e l'antico e violento gruppo mafioso conosciuto come la "banda della Magliana".

“Las Flores del Rancho” di Tijuana

24/10/2012 admin 0
La nostra amica fotografa Anna BOSCH ha fatto un lavoro di fotografia partecipativa in un quartiere della periferia di Tijuana, il "Rancho Las Flores": baracche e case autocostruite a meno di 1km dalla frontiera più transitata del mondo. In pochi luoghi gli abitanti sono condizionati così profondamente dalle immagini della città costruite all'esterno di essa: Tijuana è rappresentata a volte come borderland, a volte come "centro dell'universo"; a volte come città senza legge, altre come "luogo perfetto" per i turisti statunitensi.
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Ricette per la intercultura da Bilbao

15/07/2012 admin 0
Arroces del Mundo, Munduko Arrozak, è una festa popolare che si celebra dal 2004 nel quartiere di San Francisco di Bilbao (Paese Basco). Questo barrio, separato dal centro dall'estuario e dalla ferrovia, è quattro volte più denso del resto della città: storicamente stigmatizzato come ghetto, legato alla prostituzione, considerato zona marginale e di passaggio, marcato dalla presenza dei migranti, e ultimamente obbiettivo di un intenso processo di gentrification. La festa è il risultato di un lavoro in rete portato avanti per anni dalla Coordinadora de Grupos de Bilbao la Vieja, San Francisco y Zabala, un insieme di gruppi ed individui nato per incidere sul Piano di rinnovamento del quartiere progettato dal Comune: tutte persone che già avevano realizzato vari progetti di comunicazione sociale. Questa iniziativa non mira solo a denunciare la situazione di abbandono del quartiere, ma anche a spingere per un'interculturalità basata sull'autogestione: gli organizzatori sottolineano come, durante la festa, quanta più gente partecipa, meno conflitti ed incidenti si verificano - smentendo con la pratica la paranoia della sicurezza che le istituzioni usano per aumentare la presenza di polizia nel quartiere.
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“Negri” della periferia di Barcellona: giovani dominicani tra stigma e resistenza

26/10/2011 admin 0
…da sempre i negri lavorano come negri, perché i negri sono quelli che lavorano di più, per vivere come bianchi…” Simón, 16 anni, desde hace 7 en L’Hospitalet (BCN)
Los Kitasellos è il nome di uno dei gruppi giovanili della periferia dell'Area Metropolitana di Barcellona con cui lavora l'antropologo Luca Giliberti (Università di Lleida – Ricercatore FPU-ME). Togliersi le etichette ("quitarse los sellos") della differenza, per molti giovani dominicani de L'Hospitalet de Llobregat, significa resistere allo stigma, imposto anche a livello istituzionale, dalla propaganda elettorale, dalle continue retate della polizia, dai quotidiani alla ricerca di bande latine - e trasformare così la discriminazione in emblema di un'identità negra.
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Razzismo a “Santako”

07/08/2011 admin 0
Sei municipi intorno a Barcellona - Hospitalet, Badalona, Terrassa, Sabadell, Mataró, Santa Coloma de Gramenet - sono tra le dieci città più popolate della Catalogna. Ma solo a Hospitalet e Santa Coloma la densità di popolazione è così alta da superare quella di Barcellona, città compatta per eccellenza. Il caos urbanistico che caratterizza Santa Coloma de Gramenet è il risultato diretto della speculazione edilizia e della corruzione politica: e il razzismo persistente di alcuni settori della popolazione è l'altra faccia della mancanza di spazio e dell'incredibile diversità di origini che caratterizza la popolazione di Santako. Però se all'inizio del 20º secolo coloro che rifiutavano i "mursiani" della zona delle casas baratas almeno potevano vantare origini locali e lingua catalana, in questo secolo quelli che rifiutano e boicottano gli arabi, i cinesi, i latinoamericani, i rumeni della città sono essi stessi - in gran parte - migranti di seconda generazione. Il video Mézquita no! (2005) racconta il conflitto esploso per l'apertura di una moschea nel quartiere Singuerlín.
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Larache d’estate

16/07/2011 admin 0

Le sere d'estate, il centro di Larache (porto atlantico a un'ottantina di km sud da Tangeri) si riempie di tutti gli emigranti che tornano dall'Europa per le vacanze. Macchine nuove, vestiti europei, atteggiamenti altezzosi: quasi ogni famiglia della città ha qualcuno che vive in Spagna, Inghilterra, Belgio, Francia, Olanda. A Larache - "la perla del nord" - il pesce abbonda, la verdura costa poco e le case non sono care. È stata qui, a inizio '900, la prima iniziativa di edilizia popolare di tutto il Marocco: il quartiere di Kalleto (Hay Jadid, Quartiere nuovo), costruito per i baraccati e i migranti dell'aroubía, le zone rurali. Ogni rissa, ogni notte di tensione, è vissuta con vergogna dagli abitanti del quartiere: perché ricorda loro che non stanno in Europa, dove tutto è perfetto, come paiono affermare gli shikis (pariolini) del centro ostentando la loro presunta ricchezza.

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Roma forestiera (gli usi della diversità)

23/04/2011 admin 0
Se per ragioni urbanistiche e speculative ci sono quartieri della città in cui si concentrano più stranieri (zoning), ovviamente nelle scuole di queste zone ci saranno più bambini/e nati da stranieri. È il caso del quartiere di Torpignattara, nella periferia est di Roma, dove una scuola elementare è da anni al centro di dibattiti pubblici in cui prevalgono parole come "ghetto", "emergenza", "allarme", "banlieue". Mentre i politici (di destra e di sinistra) dicono di essere preoccupati per l'"italianità" della scuola, le sue maestre stanno portando avanti un lavoro degno della migliore tradizione pedagogica italiana, usando la diversità come una risorsa per far fronte ai tagli e alla decadenza delle scuole pubbliche. Fino a quando li chiameranno stranieri? Roma sta cambiando, e mentre alcuni usano questa trasformazione per stimolare la guerra tra poveri, altri hanno capito il suo potenziale per superare il ristagno culturale e politico della cosiddetta "società italiana".
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Foto di Montjuïc, Barcellona

10/04/2011 admin 0
Quattro foto della montagna di Montjuïc, quando ancora ci viveva gente sopra. Anche se per la storia vi erano solo "baracche", c'è chi ricorda case, titoli di proprietà, strade e numeri civici. Queste foto vengono dalle collezioni private degli ex abitanti del quartiere "Eduardo Aunós" nella Zona Franca. I vecchi "baraccati", quasi tutti andalusi e mursiani appena arrivati, dovettero lasciare le loro case negli anni '20 perché sul monte si celebrasse l'Esposizione Universale; furono riubicati nelle Casas Baratas, ma anche da lì i loro figli e nipoti furono sgomberati a partire dagli anni '90. Il bisogno di terreno ricade di nuovo sulle spalle dei migranti; non importa da quante generazioni siano nella loro "terra d'accoglienza".

Non siamo soli al mondo: lezioni dal “93” di Parigi

09/02/2011 admin 0
Al Centro Georges Dévereux, fondato da Tobie Nathan all'Università Parigi VIII (nel dipartimento 93, Seine-Saint Denis), lavorano psicoterapeuti, filosofi, curanderos, babalaos, maîtres-des-secrets di innumerevoli origini e "appartenenze", riuniti nell'appassionante ricerca collettiva di una nuova "tecnica dell'influenza" che sappia affrontare in modo decolonizzato e non etnocentrico le complessità di questo mondo: in cui ormai sappiamo bene che "non siamo soli".
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La città orizzontale: i quartieri di “Cases Barates” a Barcellona

13/09/2010 admin 0
Dal 2008 il nostro gruppo di ricerca sta lavorando sul quartiere di Casas Baratas de Bon Pastor, nella periferia nord di Barcellona. È un barrio particolare: oltre 600 "case minime" ad un piano, ognuna dipinta di un colore diverso, circondate da fabbriche e magazzini, sulla riva del fiume Besós. Costruite nel 1929 in aperta campagna, per alloggiare operai migranti (“mursiani e della FAI”, venivano chiamati all'epoca), oggi è uno spazio urbano più simile ad un paese che a un quartiere di una metropoli occidentale. Un progetto del Comune di Barcellona, propietario di tutte le case, prevede la “remodelaciòn” della zona, attraverso la demolizione integrale di tutte le case: le prime 145 sono state abbattute nel 2007, poco prima di cominciare le nostre ricerche sul quartiere. Gli abitanti del quartiere soffrono di una serie di “patologie sociali” che accompagnano la demolizione fisica delle case: le reti sociali (vicini, parenti...) stanno soffrendo le conseguenze della trasformazione urbanistica, e il paesaggio umano del quartiere si sta trasformando forse anche più velocemente del paesaggio urbano.