“Quando stamattina faccio un salto al parco, trovo Taksim già straripante di gente in febbrile attività, fra bandiere di partiti della sinistra extraparlamentare, di gruppi della società civile, dalle femministe alle realtà LGBT, dai curdi agli anarchici, dai musulmani anticapitalisti ai marxisti…” Un commento dalla nostra corrispondente a Istanbul:
[audio: https://periferiesurbanes.org/wp-content/uploads/2013/06/CavBella.mp3|titles=Cav Bella|artists=Grup Yorum]
“…dai pensionati al sindacato del cinema, da coloro che commemorano le vittime delle stragi di Reyhanli e di Roboski ai pensionati, dai giovani nazionalisti turchi ai liceali… […] fra persone che sospirano i primi sbadigli del risveglio, su materassini sparsi sotto gli alberi per la cui sopravvivenza questo popolo si scopre tale e in grado di fare la rivoluzione, gente che dipinge i prossimi striscioni, ragazzi che preparano la colazione e medici che si aggirano dando istruzioni (e avvisando che ogni cosa di cui c’è bisogno il ParcOccupato la fornisce gratuitamente per cui nessuno dovrà dare soldi a nessuno) […]
Mercoledì 5.06.2013. E’ una giornata convulsa per tutta la Turchia. Lo sciopero [dei maestri] raccoglie tantissime adesioni, è la prima volta che assisto a uno sciopero di tali proporzioni. Un segnale molto forte in un paese come questo, giovane sotto tanti punti di vista. I dettagli forniti dall’unione dei medici turchi sono da brivido. Ormai i feriti superano le 4 mila unità, i morti accertati sono 3, uno a Istanbul, uno ad Ankara e uno ad Hatay. Nulla ci vieta di pensare che, dato lo stato della censura in Turchia, si tacciano altri casi che ancora non è il momento di rivelare.
A Hatay, ai funerali per il giovane 22enne rimasto ucciso, la polizia è di nuovo intervenuta con la mano pesante. en Ankara, uno dei teatri di scontro dove la repressione della polizia è più dura, ieri la polizia attaccava i residenti che portavano aiuti ai manifestanti e le infermerie non governative. L’associazione degli avvocati denuncia che i fermati (del tutto arbitrari) sono stati tenuti isolati per ore senza poter vedere un dottore né un avvocato […], oggi ancora duri interventi, contro chi manifesta o sciopera, 2 giornalisti fermati. A Izmir, 24 persone sono sotto arresto e se ne cercano altre 14, per aver fatto un uso “indiscriminato” di twitter.
Nonostante ciò le città non si arrendono e il popolo di Taksim e del parco reclama già adesso alcuni punti fermi. In questa piattaforma web creata da un gruppo di attivisti già si propongono degli obiettivi; e al parco vengo rifornita di volantini dove, con sfumature diverse a seconda di chi li concepisce, i vari gruppi di resistenza specificano punto per punto gli obiettivi della protesta e della rivoluzione che, a detta di tutte le persone consultate oggi, durerà finchè non otterremo quanto richiesto. […] L’economia del parco e della piazza sembra un sfida al sistema capitalistico che tutti i nostri interlocutori additano come la ragione della distruzione della società. La capacità di fare fronte alle situazioni di emergenza appare a sua volta come una sfida alla politica del terrore con cui questo governo e i suoi apparati di sicurezza vogliono impedire l’espressione del dissenso. Stamattina era una festa. Al tramonto era una festa. Al parco c’è la libreria! Al parco hanno piantato nuovi alberelli! Al parco ogni albero è l’occasione per affiggere elenchi, scritte, poesie, slogan, numeri di telefono utili, fotografie, nastri. Al parco oltre agli stand di ogni associazione o partito o organizzazione che vi ho citato sopra (e di altre che sicuramente mi sono persa) ci sono cucine, dormitori, angoli dove ammassare provviste, materassi, coperte, asciugamani, punti di ascolto e accoglienza. […]
Passo al tramonto. La stanchezza che provavo scompare subito mentre mi aggiro e, pur travolta da una quantità di gente che continua a sembrare inverosimile (continuo a ripetere che siamo nel mezzo della settimana lavorativa, non era per niente scontato che sarebbe continuato così), non faccio che incontrare persone che conosco, non ultimi i miei studenti, sempre più felici di scoprire tanta variegata umanità, unita per lo stesso scopo. C’è ancora Cagla, le scintillano gli occhi, e dopo 5 minuti di conversazione mi rivela che la mano nascosta dietro la schiena tiene una sigaretta. Mi chiede timidamente se può fumare e mi fa una tenerezza incredibile. Però mi sembra un’occasione meravigliosa per spiegarle che è libera, che né lei è al parco come studentessa né lo sono io come insegnante. Io sono lì come una persona. Tutti sono lì come persone. […] quello che il governo vuole impedire, ordinando alla polizia di disperdere la gente anche nei momenti più impensabili, è questo stare insieme, questa unione di intenti, questa condivisione e gestione della cosa pubblica che si autoregola senza bisogno di leggi scritte. Questa partecipazione ma anche la felicità che leggi sulle facce di tutti.
All’entrata del parco, laddove prima c’era il quartier generale della polizia, ora c’è il Devrim Muzesi, il museo della rivoluzione, con tanto di fotografie, di maschere antigas appese e copertine di giornali satirici. Questo fa loro paura: il popolo di questa singolare rivoluzione ha già cominciato ad autocelebrarsi. E’ sconcertante quanto velocemente abbia preso coscienza di sè. Stanno, stiamo scoprendo che se vogliono qualcosa si possono autorganizzare e lottare per ottenerla! Per la prima volta, oggi, quando al tramonto mi aggiravo felice nella moltitudine festante, cercando a fatica di infilarmi fra la folla, ho pensato che ce la faranno, che c’è speranza, che stanno realizzando quello che vogliono, che sono diventati un soggetto politico, con cui interloquire alla pari. Erdogan è fuggito in Maghreb, al suo ritorno, domani, ci sarà al parco un concerto di Sezen Aksu, famosa cantante turca, impegnata e in prima linea, in molte battaglie politiche. Chissà cosa succederà. Ce lo chiediamo tutti, ancora non si sa, non lo sanno nei palazzi del potere, non lo sanno fra le tende al parco, non si sa nelle strade dietro le barricate. Ma per una volta questa incertezza non è carica di delusione, tutto il contrario.
- Webs: Osservatorio balcani e caucaso [italiano] :: Bianet [inglese]
- Foto: Occupy Gezi Pics en Tumblr :: NAR photos (solo su Facebook) :: Live Stream: RT.com :: HayatTV
- Articoli: “Is there a Social Media Fueled Protest Style?” Zeynep su Technosociology :: “Da Starbucks (occupato) ci si diverte“, su AND :: “Se loro sradicano alberi nel presente, noi gli leggiamo le pagine per un futuro migliore“, Luca Tincalla en FirstLinePress[italiano]