Fermate il genocidio!

28/11/2023 admin 0

Fermate il genocidio!I membri del gruppo di lavoro Perifèries Urbanes dell’Istituto Catalano di Antropologia (ICA) esprimono la loro solidarietà con il popolo palestinese, sottoposto a 75 anni di colonialismo illegale da parte dello stato di Israele, e chiedono a tutte le istituzioni accademiche catalane ed europee di sospendere la loro collaborazione con le università israeliane, finché non si fermeranno i bombardamenti indiscriminati contro la popolazione di Gaza, l’invasione dei territori palestines, la persecuzione islamofoba e coloniale in tutto il territorio, l’apartheid dentro lo stato di Israele, e il progetto di supremazia etnica sionista alimentato dall’estrema destra, dai mercanti di armi e dal capitalismo finanziario globale, in violazione di tutti i diritti umani, della legittimità democratica, e di decine di risoluzioni delle Nazioni Unite.


Richiesta del Dipartimento di antropologia della UB per la sospensione delle relazioni accademiche con istituzioni israeliane: https://x.com/DepAntroUB/status/1724135664508092866?s=20

Dichiarazione dell’Associazione Europea di Antropologia Sociale (EASA): https://easaonline.org/outputs/support/gaza1023.shtml

Dichiarazione del gruppo di studio sul Medio Oriente dell’Associazione Nordamericana di Antropologia (AAA): https://mes.americananthro.org/2023/10/20/mes-amea-joint-statement-on-palestine-israel-october-2023/

Dichiarazione dell’associazione nordamericana di antropologia: https://americananthro.org/news/aaa-membership-endorses-academic-boycott-resolution/

Sgomberi e cittadinanza a Casablanca

14/10/2018 admin 0
Migliaia di abitanti della periferia di Casablanca sono stati sfrattati, le loro case demolite in poche ore. Ora sono accampati vicino alle macerie, e vogliono rinunciare alla cittadinanza marocchina.

Guerra e gentrification in Kurdistan

17/10/2016 admin 0

La gentrification e la pulizia etnica usano le stesse tecniche, gli stessi macchinari; la portata e l’intensità sono diversi, ma gli obiettivi e le strategie simili. Lo vediamo in Turchia: mentre a Istanbul il governo demolisce i gecekondu e altri quartieri popolari per aprire nuovi spazi per il commercio e per i ricchi, nel Kurdistan occupato sgombera gli abitanti tradizionali promovendo il turismo e il miglioramento estetico delle città storiche. Nella capitale, la città di Amed, che il governo turco chiama Diyarbakir, il quartiere storico di Sur sta soffrendo un “urbicidio’, con più di 30,000 sfrattati e il 70% di edifici demoliti.

Sull’altra sponda del Tigris (che in curdo si chiama Dicle) gli abitanti del quartiere Fiskaya ancora lasciano le porta aperte. Si conoscono tra loro, e vivono il collettivismo come un fatto naturale. Ma le strade sono ripide, strette, e difficili da transitare per la polizia; inoltre gli abitanti sono quasi tutti votanti del partito pro-curdo HDP e simpatizzanti del PKK di Abdullah Ocalan. Per questo il quartiere rappresenta un problema per il governo turco, che lo affronta proprio come a Istanbul (ad esempio, nei quartieri di Sulukulé e Tarlabase): offrendo agli abitanti appartamenti nei nuovi palazzi di edilizia popolare TOKI, in cima alla montagna. Molti li accettano come un modo per superare la scomodità della vita nelle loro vecchie case; altri invece vedono tutto il progetto come un attacco alla cultura della loro comunità, attraverso la distruzione del quartiere, il rinnovamento urbano e la “rigenerazione”, insieme all’anonimato in cui gli abitanti si troveranno rinchiusi dopo il trasloco nei nuovi palazzi.

City Life: da vittime della crisi a attivisti contro la speculazione

23/03/2016 admin 0

A Boston, dove si concentrano molte delle università più importanti del mondo, nonché le sedi di corporazioni finanziarie che reggono le fila dell’economia mondiale, la disparità sociale è oggi la più alta degli Stati Uniti: a Roxbury, Dorchester o East Boston, a molti km di distanza da Harvard e il MIT, migliaia di latinoamericani, afroamericani o caraibici vivono in condizioni di miseria che non hanno uguali in nessuna città dell’Europa occidentale. …

La vita tra le macerie della Vecchia Nanjing

30/10/2015 admin 0
L'antropologa Ye LIN ci invita ad osservare la demolizione di un quartiere di Nanjing - molto vicino al sito dove si celebrarono le Olimpiadi della gioventù del 2014. Nel 2009 sono iniziate le demolizioni e la sostituzione delle antiche case con degli enormi edifici residenziali. Ye studia l'impatto di tutto questo processo sugli abitanti, concentrandosi anchesu come la nostra idea di "comunità" influisce su come giudichiamo questo tipo di inteventi urbani.

El Haouma, cioè il quartiere

09/06/2015 admin 0
Cos'è stato di quei ragazzi così celebrati nel 2011, i protagonisti delle cosiddette 'primavere arabe'? Da anni sentiamo parlare solo di politici, di leader, di terroristi... ma la gente normale, a Tunisi, a Casablanca, al Cairo, dov'è? La risposta è facile: nei quartieri. A Hay Hlil, a Oukacha, a Hezbet el Haggana, dove si continua a vivere la stessa rabbia e frustrazione di sempre, di prima delle proteste.

Sydney città (post)coloniale

22/11/2014 admin 0
In occasione della pubblicazione della web del gruppo di studio Australian 'Ndrangheta di UCL, di cui fa parte il nostro amico Stephen BENNETTS, segnaliamo una serie di video e testi interessantissimi dall'altro lato del mondo, su temi come l'espulsione degli aborigeni dalle terre tradizionali e dai quartieri urbani come Redfern.

Decostruire le radici coloniali della pianificazione

28/12/2013 admin 0
Che la pianificazione in sé avesse a che fare con il colonialismo, ce n'eravamo accorti da tempo. Ma ancora non avevamo trovato una prospettiva così completa come quella sviluppata dall'urbanista australiana Libby PORTER, che ha studiato l'uso della pianificazione come strumento di esclusione spaziale degli aborigeni, cioè, l'urbanismo come complemento e continuazione del colonialismo.