In Non toccare la donna bianca di Marco Ferreri (1974) gli indiani sono gli abitanti sfrattati dal centro di Parigi e i cowboy i sicari degli speculatori immobiliari che vogliono sterminarli. Il canyon è l’enorme buco lasciato dopo la demolizione dei padiglioni Baltard, il 6 settembre 1971. Cosí come l’apertura dei boulevard del barone Haussman alla fine del secolo XIX era stata una risposta urbanistica alla Comune del 1870, cosí la demolizione del “ventre de Paris” e la sua trasformazione in un centro commerciale e culturale, in parte, rispose alla necessità di punire la città dopo il maggio del ’68. Lo spazio vuoto della Chatelet-Les Halles oggi rende ancora più evidente la marginazione dei giovani che vi arrivano dalle banlieues col treno RER (vedi il film L’odio di M.Kassovitz [1][2]). Tutto questo già era stato previsto dai critici delle demolizioni degli anni ’70. Il più grande è il giornalista André Fermigier, i cui articoli sono raccolti in La bataille de Paris. De Les Halles à la Pyramide, chroniques d’urbanisme: “Volete fare della Parigi dell’anno 2000 una città in cui i giovani non avranno i mezzi per vivere?” (1971). O Michel Ragon in Les erreurs monumentales: “La Parigi del futuro sarà composta di una corona di città satellite intorno ad un centro moribondo trasformato in città-museo, come Venezia?”. Il Comune di Parigi già sta preparando un nuovo enorme progetto di trasformazione urbanistica della zona.
- Katherin KNORR (1998) “The Destruction of Paris” in The New Criterion, vol.16, gennaio 1998, p.16 [PDF][LINK]
- Manuel CASTELLS (1974) “Urban Renewal and Social Conflict in Paris” in Social Science Information 1972:11, 93 [PDF]
- Chatelet-Les Halles: la bataille du centre de Paris [VIDEO]
- François Fromonot (2005) La campagne des Halles: les nouveaux malheurs de Paris [LINK]
- Intanto, il Comune continua la “pulizia” dell’estrema periferia: sgomberi di luglio 2010 alle 4000 (La Corneuve), sulla pagina di Droit au Logement [VIDEO].