Roma forestiera (gli usi della diversità)

Piazza della Marranella en Roma. Foto de "Pisacane News"(2008)

Se per ragioni urbanistiche e speculative ci sono quartieri della città in cui si concentrano più stranieri (zoning), ovviamente nelle scuole di queste zone ci saranno più bambini/e nati da stranieri. È il caso del quartiere di Torpignattara, nella periferia est di Roma, dove una scuola elementare è da anni al centro di dibattiti pubblici in cui prevalgono parole come “ghetto”, “emergenza”, “allarme”, “banlieue”. Mentre i politici (di destra e di sinistra) dicono di essere preoccupati per l'”italianità” della scuola, le sue maestre stanno portando avanti un lavoro degno della migliore tradizione pedagogica italiana, usando la diversità come una risorsa per far fronte ai tagli e alla decadenza delle scuole pubbliche. Fino a quando li chiameranno stranieri? Roma sta cambiando, e mentre alcuni usano questa trasformazione per stimolare la guerra tra poveri, altri hanno capito il suo potenziale per superare il ristagno culturale e politico della cosiddetta “società italiana”.

“Sono straniero, sono ospite dell’Italia. Corro verso la scuola, per imparare l’italiano. Sono africano, fuggo dagli animali che portano armi; non siamo africani, non siamo europei: ora di dove siamo noi tutti?” Geedi Kuule Yusuf, “Istaranyeeri baan ahaayo” (Sono straniero), anteprima del disco “Istaranyeeri” del Circolo Gianni Bosio
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