La portata delle trasformazioni urbane che hanno investito Istanbul negli anni precedenti al 2010 (anno in cui è “Capitale culturale europea”) è incomparabile con quello che conosciamo rispetto al resto d’Europa. In una città di circa 15 milioni di abitanti, durante questi ultimi 5 anni sono stati effettuati oltre un milione di sgomberi. Gli abitanti dei gecekondu, baraccopoli “costruite di notte” sono espulsi verso enormi ed isolati condomini in estrema periferia, e la deportazione è accompagnata da tentativi di “civilizzazione” e normalizzazione della popolazione (quasi sempre curdi, gitani, armeni, o turchi di basso ceto sociale). Allo stesso tempo, nei sobborghi nascono nuovi complessi residenziali chiusi, gated towns, in cui si rifugiano le classi medio-alte per sfuggire ai presunti pericoli della vita in città. Cosí, mentre Istanbul si espande e si apre al mondo, le piccole città che la compongono si contraggono, e si richiudono sempre più in se stesse.
- Istanbul: living in voluntary and involuntary exclusion in formato giornale, descrive e analizza i recenti cambi urbanistici e il loro impatto sulla popolazione. [PDF]
- Sulukulé il quartiere gitano più antico d’Europa, anteriore anche alla conquista ottomana dell’Anatolia; è stato sgomberato e demolito integralmente nel 2008, i suoi abitanti sono stati trasferiti a 40km di distanza. [VIDEO] :: [BLOG]
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