L’insediamento di popolazioni nei vari territori è stato condizionato dalla possibilità di accesso all’acqua potabile sicura. Questa scarsità di risorse, a seconda del territorio, è stata ottenuta in molteplici modi portando ad una tecnologia di accesso e modalità di distribuzione. Intorno a questi processi, emergono varie organizzazioni sociali e entità politico-legali che dispiegano un’infrastruttura determinata per il loro controllo. Nonostante, a priori, si tratti di una risorsa pubblica e abbondantemente disponibile in molte regioni, troviamo che si stabiliscono dispositivi politici che si materializzano attraverso le infrastrutture, dalle quali è mediata con le diverse popolazioni e contesti territoriali per la distribuzione dell’acqua. La tecnologia di questi processi e lo sviluppo di un approvvigionamento “pubblico” messo a disposizione attraverso il dispiegamento di un’amministrazione statale porta alla rimozione di altre organizzazioni sociali “comunitarie” che gestiscono autonomamente l’accesso e la distribuzione dell’acqua.
Le conseguenze della trasformazione dell’infrastruttura idrica e i conflitti derivanti dal suo controllo hanno portato a numerose indagini antropologiche che indicano aspetti quali la nozione di proprietà dell’acqua, la rivendicazione dei diritti, l’organizzazione sociale e la gestione tecnico-politica intorno alle infrastrutture idriche, tra gli altri. Va notato che, a causa delle sue condizioni, l’acqua non è una risorsa statica e prevedibile, ma è condizionata dagli effetti del cambiamento climatico e dalla diffusione di grandi infrastrutture per generare altre risorse, come gli impianti idroelettrici, che possono colpire territori situati a migliaia di chilometri di distanza. Tra queste ricerche c’è il seguente articolo sugli acquedotti comunitari di San Bernardo (Cundinamarca, Colombia) di Camila Méndez, pubblicato su Revista Sur Desarrollo:
Méndez, C. (2021) “Agua potable para todo el mundo”. Revista Sur Desarrollo.